Il racconto difficile di Gaza: alla Ubik per parlare di pace e informazione Figorilli e Goracci

Per parlare di una guerra “difficile da raccontare”.

Quella di Gaza, ma anche quella combattuta nelle redazioni e nella coscienza di ogni giornalista costretto ogni giorno a scegliere parole, titoli e video per raccontare quello che da cinque mesi accade in Medioriente. Un genocidio in una campana di vetro e di ovatta, con la parola “pace” diventata impronunciabile, motivo di polemiche e discussioni. Un caso tutto italiano.

Mercoledì 21 febbraio alle ore 17.30 presso la libreria Ubik in piazza XX settembre a Sulmona l’incontro dal titolo “Gaza un racconto difficile” nel quale due giornalisti che a Gaza ci sono stati, Lucia Goracci e Angelo Figorilli, si confronteranno “sulla fatica di trovare nei giornali e nelle tv le parole giuste” per raccontare una guerra difficile più delle altre.

Un tema affrontato proprio da Angelo Figorilli ad apertura dell’evento del nostro Annuario 2023 e che vedrà ancora Il Germe accanto a questa “battaglia di democrazia e informazione” con l’evento che sarà ripreso dalle nostre telecamere.

Nonostante le immagini, numeri, storie e ragionamenti su eventi che dal massacro compiuto da Hamas lo scorso 7 ottobre alle decine di migliaia di civili morti sotto le bombe israeliane cercano di descrivere una realtà di fame, sete e freddo in cui sono costretti a vivere quasi due milioni di persone.

Per capire la difficoltà di descrivere situazioni inaccettabili e razionalmente incomprensibili l’appuntamento di mercoledì 21 febbraio organizzato dal Tavolo per la pace e solidarietà Sulmona e Valle Peligna.

4 Commenti su "Il racconto difficile di Gaza: alla Ubik per parlare di pace e informazione Figorilli e Goracci"

  1. INVITO I SULMONESI AL BOICOTTAGGIO E “IL GERME” A IGNORARE L’EVENTO.
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    Questa non è, come scrive la redazione, “una guerra difficile più delle altre”: è UNA GUERRA COME TANTE ALTRE!
    Ciò che più fa specie in iniziative come queste è il differente metro adottato a fronte dei vari conflitti locali che vi sono nel mondo e delle correlate tragedie umane. Dove erano i Governi Europei e Mondiali, le Autorità e i Funzionari Governativi, reporter d’assalto quali appunto GORACCI e FIGORILLI e gli accodati commentatori benpensanti, le organizzazioni governative e non, gli odierni manifestanti pro-Palestinesi, gli hooligan che oggi urlano contro Netanyahu … intanto che l’Azerbaigian faceva la pulizia etnica degli Armeni nel Nagorno-Karabakh? Dove erano (o dove sono) quando la Turchia bombarda, deporta e uccide i Curdi, all’interno e all’esterno dei propri confini? Perché sono muti per i soprusi e le deportazioni degli Uiguri in Cina, per l’invasione e occupazione marocchina del Sahara Occidentale con la deportazione oltre confine del popolo Saharawi? E così via (con gli Houthi nello Yemen, i Roringa in Birmania, i Baluci in Pakistan … ecc.).
    Tutta questa movimentazione per il popolo palestinese sa di mistificazione, con burattini (come i due che ora vengono a fare il loro sermone) mossi da chissà quale burattinaio.
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    Mi piacerebbe sentire che ne pensa “il Germe”!

    • Per quanto ci riguarda noi siamo stati e saremo sempre dalla stessa parte, quella della pace. Quella dove non parlano e urlano le guerre, dove le armi non uccidono bambini e civili. Soprattutto civili e bambini. Lei signor Mingaver, inneggia a grandi lettere a boicottare Il Germe e l’evento che ha lo scopo, grazie all’apporto di grandi professionisti, di interrogarsi sulla democrazia e l’informazione, sul rapporto tra i media e questa guerra. Se vuole sapere cosa ne pensa la redazione, anzi porsi qualche dubbio, interrogarsi, le consiglio di partecipare all’evento o meglio di seguirlo nel resoconto che ne faremo (stiamo verificando se è possibile fare un diretta) perché chi non si confronta e urla e incita a non farlo, a boicottare, all’attacco diretto, inutile, pretestuoso, immotivato è esattamente, come lei, il motivo e il frutto della guerra e dei suoi silenziosi orrori.
      Nel chiarire, poi, che a dire che è una “guerra più difficile della altre” da raccontare sono i due giornalisti che saranno protagonisti dell’evento, le chiedo signor Mingaver, invece, dove era lei? Dove è stato finora? Dove sarà? Mi viene il sospetto che questo suo becero e violento attacco a questa iniziativa, sia solo un modo per lavarsi la sua coscienza, per autoassolversi.

    • Le guerre sono vecchie quanto la presenza dell’uomo sul pianeta.
      La non piccola differenza dalle sue altre citate è che l’attuale guerra arabo-israeliana, è condotta da una nazione (Israele, a scanso di equivoci), definita e ritenuta “democratica” da noi occidentali, che dalla sua “imposta fondazione” sul territorio palestinese, ha schiacciato e ridotto alla miseria un popolo sovrano su quelle terre e questo con il beneplacito di altrettante nazioni democratiche.
      Nazioni democratiche che hanno e continuano a governare per il mondo portando la “democrazia” a suon di guerre e create destabilizzazioni, anche con le cosiddette operazioni di “peacekeeping” con basi militari occupanti che fra un’azione militare e l’altra, spesso e volentieri vengono utilizzate in operazioni di supporto nella predazione delle risorse delle nazioni “amiche” ma “attaccate”, ma ovviamente il tutto è svolto in nome della NECESSARIA ESPORTAZIONE DI DEMOCRAZIA MONDIALE DI POCHI SUI RESTANTI TANTI.

  2. Mingaver hai assolutamente ragione, quello che credo faccia la differenza con questa guerra che non ha nulla di diverso con tutte le altre da te elencate è la vicinanza geografica e storica che ci accomuna agli ebrei delle zone medio-orientali. Di conseguenza per ricordo dei racconti dei nostri nonni e per la presenza nei nostri governi e nelle nostre televisioni di persone provenienti da storiche famiglie ebree romane l’ interesse mediatico risulta più forte..

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