Il dibattito si è scatenato negli ultimi giorni dopo la presa di posizione del ministro Matteo Salvini che, in polemica con il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, ha diramato mercoledì scorso una direttiva ministeriale nella quale mette il freno ai divieti e spinge invece sull’acceleratore delle auto. A Sulmona, in realtà, anche sull’esempio di Bologna, di Zona 30 si parla da tempo: più di dieci anni fa venne istituita la prima (quella lungo corso Ovidio, su proposta dell’allora consigliere comunale Antonio Iannamorelli) e ad aprile dello scorso anno all’auditorium dell’Annunziata, quando venne organizzato un importante convegno dal Comune sulla mobilità urbana. In quell’occasione il sindaco Gianfranco Di Piero firmò anzi l’adesione al Manifesto delle Città 30, in linea con l’impostazione delle città sostenibili che aveva sponsorizzato con entusiasmo l’ex assessore al ramo Attilio D’Andrea.
Da allora, a dire il vero, a parte un’ordinanza applicata in via Arabona, i limiti di velocità in città sono rimasti gli stessi e poco e nulla è stato fatto. Il nuovo assessore al ramo, Elio Accardo, però, ha tutte le intenzioni di rilanciare il progetto: “Un’iniziativa sicuramente da riprendere e portare avanti – commenta – anche se insieme al collega Sergio Berardi, stiamo lavorando ad un progetto molto più ampio che riguarda la mobilità cittadina, dentro e fuori dal centro storico. Ci vorrà ancora del tempo, ma contiamo di metterci presto le mani, non appena superate le emergenze che abbiamo da risolvere”.
La direttiva ministeriale di Salvini, in realtà, è un richiamo più stringente a paletti che già erano previsti, limitando l’applicazione del limite di velocità di 30 kmh al verificarsi di determinate condizioni che, comunque, non possono essere generalizzate e soprattutto estese su tutto il territorio comunale (a Bologna la Zona 30 è applicata sul 70% delle strade cittadine).
I criteri per determinare una Zona 30 sono quelli dell’assenza di marciapiedi, ad esempio, di movimenti pedonali intensi, anomali restringimenti delle sezioni stradali, pendenze elevate e andamenti planimetrici tortuosi, o ancora in prossimità di fabbriche, stabilimenti, scuole, asili e parchi giochi. In altre parole, fatta eccezione per le fabbriche che sono ben poche, calate sul territorio di Sulmona, sarebbe applicabile quasi ovunque, se non altro per il fatto che ai criteri per il limite a 30 kmh si aggiunge quello delle “pavimentazioni sdrucciolevoli”.
Che a buche e sampietrini divelti non siamo certi secondi a Bologna.
Da brave pecore….
É arrivato Che Guevara.
Ottima idea soprattutto in zona villa e per il corso e in altri tratti dove automobilisti delinquenti scambiano strade cittadine per autostrade o circuiti da formula 1. Il problema però rimane, se nessuno controlla.
Le pecore in Abruzzo sono un animale sacro sicuramente decisamente meglio di quelli che si credono gazzelle nei loro macchinoni a rischio dei pedoni
Ma perché esce una faccina di persona che non sono io?
Ecco… La questione è che “nessuno controlla” poi, quando i controlli si fanno si fanno tutti a lamentarsi delle multe che servono solo a fare cassa. Decidetevi
Fate prima rispettare la “Zona 50” e poi pensate alla “Zona 30”
Più che per una marcatura a zona 30, sarò vecchio, ma sono per una marcatura a uomo libero
Prima di ogni iniziativa più o meno accettata dai sulmonesi :
LIBERATE SULMONA DA IMMONDIZIA ;CARTE E CARTACCE OVUNQUE IN CENTRO E SOPRATTUTTO IN PERIFERIA.DEIEZIONI DI CANI CHE TI COSTRINGONO A CAMMINARE AD OCCHI BASSI PER SCHIVARLE.
SONO OVUNQUE E SONO UN VERO FLAGELLO.
QUALCOSA POTREBBE(FORSE) CAMBIARE CON CESTINI CHE OBIETTIVAMENTE SONO POCHI
SULMONA E’ UNA CITTA’SPORCA NONOSTANTE IL COGESA.
PER NON PARLARE POI DELLE BUCHE CHE FANNO DELLE STRADE UN VERO E PROPRIO PERCORSO AD OSTACOLI.INSOMMA CI SONO DELLE PRIORITA’ SULLE QUALI PENSO SIAMO INEVITABILMENTE TUTTI D’ACCORDO.
Sviano l’attenzione dai veri problemi della città.
Asfaltet l’ strad chiuttost ca semm dvntat nu paes da terz munn, vergugnetev..30 allor, ma facetem lu piacer..
INVEC D PNSA A STE COS CA NN SERVN A NINT CRCHET D RLANCIA U PAES CA STA U MURI E CHE NA PAROL OGNI ANNO IEMM SOTTO DI 100 UNITà FRA POC NMANC CHIù I CINCHIAL S VIDN AEC