La Corte d’Appello dell’Aquila ha riformato oggi la sentenza di assoluzione nei confronti di Salvatore Amato, trentaduenne siciliano che nel luglio del 2020 venne assolto dal tribunale di Sulmona per il reato di violenza sessuale. Il giovane è stato condannato oggi alla pena di quattro anni di reclusione e al pagamento del risarcimento alla vittima con una provvisionale di 10mila euro.
I fatti si svolsero nell’agosto del 2019, quando Amato, capo animatore in un albergo di Pescasseroli, abusò, secondo l’accusa, di una sua sottoposto al tempo appena ventenne. Accusa per la quale il giovane venne raggiunto a settembre da un’ordinanza di custodia cautelare che lo fece restare per dieci mesi ai domiciliari.
Una violenza che sarebbe stata consumata nella stanza d’albergo riservata al personale al termine di una giornata di lavoro e di una serie di avance che il giovane faceva da giorni alla presunta vittima.
Dopo l’ennesimo rifiuto a consumare un rapporto sessuale, secondo l’accusa, Amato avrebbe immobilizzato la ragazza, costringendola prima ad un rapporto orale e poi violentandola in un rapporto anale.
La ragazza si era recata al pronto soccorso di Avezzano dove erano state evidenziate le lacerazioni della presunta violenza.
In primo grado, tuttavia, il racconto della ragazza era apparso al collegio del tribunale di Sulmona contraddittorio e la stessa non ritenuta attendibile, soprattutto alla luce del fatto che la violenza, che sarebbe durata quattro ore, non aveva richiamato l’attenzione di nessuno. Di qui l’assoluzione che venne però impugnata dalla procura di Sulmona che, oggi, ha avuto ragione del ricorso.
La vittima, rappresentata dall’avvocato Alessandro Scelli, ieri era stata a testimoniare di nuovo davanti ai giudici di secondo grado, ripercorrendo quelle terribili ore passate a Pescasseroli su quello che doveva essere il suo posto di lavoro.
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