“Diventando Uomo” il nuovo singolo di Simone Ardini per un ritorno al vero cantautorato

Con il titolo Diventando uomo è uscito su tutte le piattaforme e gli store digitali di streaming musicale il singolo del cantautore sulmonese Simone Ardini.

Un brano che vuole parlare a chi, come Simone, ha vissuto la propria adolescenza tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000, un periodo fatto di incertezze nel quale il percorso verso la maturità appariva tutt’altro che facile. Non solo per colpa dei ragazzi di allora, spiega lo stesso Ardini che quegli anni ha vissuto incontrando, come tanti suoi coetanei, le stesse difficoltà nell’abbandonare la vita di adolescente, ma forse anche per colpa di un tempo che non ha aiutato a “diventare uomini”. E allora a poco serve crogiolarsi tra ricordi del passato e rimpianti per le occasioni perdute; meglio vivere il presente “con la gioia di stare insieme ma senza social e senza cellulari” come dice Ardini. E se un rimpianto c’è è quello per le vite vissute e le emozioni provate insieme agli amici di allora con canzoni di famosi cantautori a far da colonna sonora di un tempo che non è più. Sorpassato da un altro tempo, dove padrone è un appiattimento musicale imperante che al vero “cantautorato” ha sostituito prodotti commerciali creati a tavolino dalle case di produzione.

Ed è proprio alla musica dei cantautori classici che Simone si ispira e come lui Giancarlo Pizzi, suo amico e socio nel progetto LaborAutorio, un’idea che i due sognavano di realizzare da tempo e nel 2016 diventata realtà. “Dopo aver frequentato la scuola di Mogol, Giancarlo da allievo e io come ospite, abbiamo fatto il salto di qualità – spiega Simone Ardini – per dare una mano ai cantautori del territorio che spesso non riescono a farsi conoscere” e così, mettendo su una sala di registrazione ed organizzando eventi dedicati a questo tipo di musica, Simone e Giancarlo sono riusciti nel loro intento, arrivando a scrivere canzoni e produrre album per se stessi e per altri. Come Diventando Uomo, canzone alla cui produzione hanno partecipato anche i musicisti e arrangiatori Roberto La Fauci, Andrea Tirimacco e il bassista Luca Angelici. E come Luna Park album da cui il singolo è tratto, in uscita il prossimo autunno, nato nella realtà di LaborAutorio dopo due anni di lavoro che tra scrittura di testi e musiche ha portato Simone a realizzare il suo sogno di cantautore. Un “atto artistico” per dirla con le parole del discografico statunitense Rick Rubin che Ardini fa sue per spiegare quello che oggi resta difficile da comprendere perchè soffocati dalle mode musicali del momento imposte dai nuovi mezzi di comunicazione e commercializzazione.

Un traguardo artistico per il quale Ardini sente di dover ringraziare anche chi, con consigli e suggerimenti, gli ha permesso di lanciare il suo singolo, da Marco Masini a Giuseppe Anastasi compositore di canzoni di successo come Sincerità e Controvento, artisti importanti incontrati grazie alle grandi possibilità offerte oggi dal mondo dei social dove basta un tweet o un video su tik tok per raggiungere traguardi prima impensabili. Come riuscire a parlare di sè e di quella maturità per molti ancora difficile da raggiungere.

Ma Simone Ardini, classe 1982, oggi libero professionista e padre di famiglia, è “diventato uomo” e sceglie di raccontare quello che per lui ha significato maturare senza aver avuto il tempo di farlo, forse disilluso, ma con la capacità di accettare se stesso, senza più sentirsi inadeguato. Questo il messaggio che Simone vuole lanciare attraverso le sue canzoni, lui che scrive e suona da quando aveva 15 anni e che, tra lezioni di chitarra e di canto, dopo esperienze artistiche importanti negli anni della gioventù, oggi sente di aver acquisito quella matutità che tanto lontana appariva negli anni dell’adolescenza.

E questo è l’altro messaggio che Simone Ardini, dopo aver parlato alla sua generazione, vuole dedicare ai giovani di oggi per aiutarli a superare disillusioni e sensi di colpa perchè maturare vuol dire accettarsi con i propri difetti per vivere meglio quella vita che inevitabilemente porta a “diventare uomo”.