Il Comune di Sulmona procederà all’impugnazione del decreto ministeriale che il 14 luglio scorso ha disposto la proroga dei termini per la realizzazione della centrale di compressione gas a Sulmona e delle linee di collegamento della rete Snam Rete Gas esistente fino alla data del 7 marzo 2027. Approvato il 17 gennaio con deliberazione di giunta l’affidamento dell’incarico all’avvocato Paolo Colasante, lo stesso professionista al quale l’Ente aveva chiesto un parere in merito alle eventuali azioni giudiziarie o amministrative da intraprendere.
Una decisione quindi, quella adottata dalla giunta, che segue le considerazioni espresse dall’avvocato Colasante che nel parere reso a marzo indicava diversi rilievi sui quali fondare l’impugnazione del decreto. Primo tra tutti la “sopravvenuta inefficacia del decreto del 2011 che esprimeva giudizio positivo rispetto alla compatibilità ambientale dell’opera” stante la recente giurisprudenza che riconsce alle VIA (valutazioni di impatto ambientale) una efficacia di 5 anni. Alla base dell’impugnazione anche un’omessa “valutazione ambientale strategica” nell’ambito del procedimento per la definizione della rete nazionale dei gasdotti, come previsto dalla legge, nonché l’omesso completamento delle verifiche di ottemperanza ante operam previste dal decreto. Ultimo rilievo, se confermato, quello relativo all’omessa richiesta del parere urbanistico del Comune di Sulmona.
Con una deliberazione in linea con l’approccio sin qui seguito dall’Ente per il quale la mancata impugnazione vorrebbe dire “omettere di dolersi di un atto fondamentale per la prosecuzione dei lavori”, il Comune procede nell’azione giudiziaria per la quale è stato approvato anche l’importo di 8.500 euro a titolo di onorario per la prestazione professionale.
Una decisione istituzionale che si unisce alle proteste dei comitati cittadini per l’ambiente scandalizzati dalla comunicazione della Snam sull’inizio dei lavori per il prossimo mese di maggio e che nel cantiere di Case Pente di Sulmona continuano a vedere un’opera “illegale”.
Sotto il profilo giuridico, per la decadenza dei termini di inizio lavori che, scaduti il 7 marzo 2023 e non rinnovati se non a luglio con il decreto impugnato dal Comune, sarebbero stati aggirati con l’escamotage di un cantiere fatto partire lo scorso 1 marzo a riprova, sottolineano i comitati dell’ “arroganza” con cui la Snam “continua a voler imporre al nostro territorio un’opera molto pericolosa”. Ricordando l’incidente che due giorni fa ha visto la centrale di stoccaggio gas di Fiume Treste a Cupello (CH) avvolta dalle fiamme di un incendio scoppiato nella notte, i comitati si domandano “chi può escludere che in futuro un incidente simile possa verificarsi nella centrale di Sulmona?”. Purtroppo “il problema della sicurezza è regolamentato da una normativa ridicola, ad uso e consumo della Snam, in quanto prevede la costruzione dei metanodotti a 30 metri dalle abitazioni”.
Forse io mi sono perso,
ma il ricorso dell’Aprile,
già nel link sotto riverso,
è servito al campanile ?
Ché son già sui trentamila
i soldini c’hanno speso,
certo nulla per tutela
del futuro qui conteso,
ma almen sarebbe il caso
di sapere ch’è successo
cosicché questo travaso
non sarà denaro perso.
https://www.ilgerme.it/snam-via-libera-al-ricorso-da-23mila-euro-2/
Arriverà la seconda “ Batosta” ?
Infatti è arrivata con 14mila euro di spese legali da pagare
Il Tar del Lazio ha respinto il ricorso del Comune di Sulmona contro l’Autorizzazione Unica rilasciata per la costruzione e l’esercizio del metanodotto Sulmona-Foligno. Snam fa sapere che “La sentenza si esprime sia sulla validità della VIA (valutazione di impatto ambientale di un singolo impianto, ndr) sia sulla valenza pianificatoria dei decreti ministeriali di perpetrazione della rete, sia sulle prescrizioni ante operam”.
Secondo l’azienda “Il Tar scrive infatti che ‘i termini di efficacia del decreto VIA trovavano applicazione ai soli procedimenti, evidentemente diversi da quello all’esame, incardinati dopo il gennaio 2008“. A sostegno di tale conclusione, cita una serie di precedenti della Corte di Giustizia, anche in materia di tutela dell’ambiente e il più recente orientamento del Consiglio di Stato, e “pertanto dichiarando il motivo del ricorso inammissibile e infondato.
Tutto questo costerà 14mila euro ai cittadini di spese legali. Il tutto per un ricorso ideologico e come sembra scrivere il TAR : infondato
Sarà la solita Cattedrale nel deserto…
Sulla famigerata questione Snam la Valle Peligna e’ stata considerata terra di conquista e i suoi abitanti sottosviluppati.Dovremmo sentirci offesi e se esistono appigli giuridici per evitare di diventare una landa desertica foriera di malattie,come evidenziato a piu’ riprese dalla classe medica,non dobbiamo recede:re di fronte allexspese legali che,come e’ noto,sono alte:ogni atto di sopraffazione va respinto e la Snam con l’appoggio dello Stato protempore (tutti quelli chexsi sono succeduti,a prescindere dal colore) ha ignorato quanto le era d’ostacolo:Sulmonesi,bando alle polemiche:pensiamo a difendere questa Valle allo sbando e questa Citta’ “sempre piu’ piccola”:l’Anagrafe insegna.