Non un saggio storico, né semplicemente un romanzo. E’ qualcosa di più e di diverso Virgilia il nuovo libro di Massimo Carugno il cui titolo potrebbe far pensare a una biografia eppure nemmeno questa definizione riesce a descrivere ciò che pare sfuggire a facili catalogazioni. Terza opera letteraria dopo La foglia d’autunno e L’ombra dell’ultimo manto, il nuovo lavoro di Carugno verrà presentato in prima nazionale sabato 27 gennaio alle ore 17 al cinema Pacifico di Sulmona dove l’autore insieme alla giornalista Lucia Abbatantuono introdurrà il pubblico ad una lettura dagli imprevedibili risvolti.
Ma se Virgilia è il titolo, protagonista non è solo una donna. O almeno, non solo la figura per certi versi ancora sconosciuta di Virgilia D’Andrea, donna nata a Sulmona nel 1888 e vissuta a cavallo di due secoli che come pochi altri ha segnato la storia dell’umanità, bambina la cui infanzia non facile la portò a diventare maestra nei paesi del circondario per poi lasciare la sua terra abbracciando ideali di equità e giustizia nei movimenti che tra Europa e Stati Uniti promuovevano diritti a favore degli umili. Non solo fatti ed eventi storici accaduti al di fuori quanto soprattutto ciò che accadeva dentro Virgilia, questo l’oggetto di un libro tra le cui pagine forti affiorano le passioni di una donna capace di accettare la sfida di una vita fuori dagli schemi imposti dal suo tempo.
Da semplice maestra dell’Abruzzo di inizio ‘900 a giornalista, scrittrice e abile oratrice, espressione di una sinistra anarchica e progressista. Questa la Virgilia descritta da Massimo Carugno che partendo dai risultati delle ricerche storiche arriva ad immaginare ciò di cui non c’è testimonianza ma che evidente traspare dai suoi stessi scritti. Come Torce nella Notte e Tormento opere di Virgilia D’Andrea, anch’esse poco conosciute, dalle quali l’autore ha tratto la maggiore ispirazione per farle proferire parole di rara espressività. “Sai a volte le persone ti entrano nella vita come la lama di un coltello entra nella tua carne e lascia colare a terra le prime gocce di sangue. Al momento non senti niente e solo dopo che senti l’umido sulla pelle, la mano bagnata da qualcosa di tiepido e quando guardi a terra e vedi una pozza rossa che si allarga ti accorgi che sei stata ferita”. Chi avrebbe potuto pronunciare simili parole se non una donna tormentata prima da un’infanzia segnata dalla perdita dei genitori e poi da un continuo peregrinare per “colpa” di quegli stessi ideali che l’hanno resa inconsapevole e moderna icona femminile.
E forse proprio la risposta a questa domanda può spiegare l’essenza e il significato stesso del libro di Massimo Carugno. Un’opera nella quale sapientemente l’autore riesce a fondere fatti biografici, avvenimenti storici e trama di un romanzo, in un racconto dove altre donne incrociano le loro storie con quella di Virgilia, personaggi importanti per lei come per il lettore che solo alla fine del libro riuscirà a mettere insieme i pezzi di un complesso quadro. Una precisa scelta stilistica che permette a Massimo Carugno di rendere ancora più densa di suspense una storia già avvincente nella quale protagonista resta sempre Virgilia D’Andrea, donna del Novecento che dell’impegno sociale fece la sua missione, figura da riscoprire per una più attenta e profonda riflessione. A partire da Virgilia.
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