Una nuova rete ospedaliera che sarà tale solo sulla carta. E’ pesante lo sfogo dei componenti dei gruppi consiliari di centro sinistra regionali, dopo l’approvazione della Regione della nuova rete ospedaliera abruzzese. Una rete che, in effetti, nasce con una lacuna ammessa dalla stessa governatura firmata Marco Marsilio. La Regione, infatti, non ha individuato il Dea di II livello, ovvero quella struttura richiesta dal DM 70. L’ordine del giorno di approvazione della nuova rete ospedaliera, è stato accompagna da un documento che impegna lo stesso Marsilio ad elemosinare modifiche sul DM70 al Governo guidato da Giorgia Meloni.
Insomma, una rete ospedaliera che nasce monca, con nosocomi innalzati a I livello (come l’ospedale SS. Annunziata di Sulmona), ma che si dovrà reggere a invarianza di spesa. Viene logico che senza nuovi investimenti e risorse rimarranno tali le lacune che da anni affliggono il sistema sanitario regionale. Un “bluff” in piena regola, come spiega la nota a firma dei consiglieri Silvio Paolucci, Dino Pepe, Antonio Blasioli, Pierpaolo Pietrucci, Americo Di Benedetto e Sandro Mariani, che parlano di una rete che “non nasce per essere concretizzata”.
“È una legge approvata per procedere a una campagna elettorale – incalzano i consiglieri della minoranza regionale -, cercando di rivendicare risultati che non ci sono non ci o saranno perché ha obiettivi insostenibili. L’auspicio è che il nuovo governo, speriamo a guida di Luciano D’Amico, rimetta mano alla rete perché possa esserlo. L’ultima programmazione è del 2016, da allora a oggi tutto è rimasto congelato. L’attuale rete non risponde alle esigenze della comunità abruzzese, non migliora la qualità delle cure, non attrae professionisti a fare da motore al sistema e, dulcis in fundo, dovrebbe reggersi a invarianza di spesa. Questi sono limiti non da poco”.
E poi ci sono i dati, quelli incontrovertibili, che spiegano come la sanità abruzzese sia al palo dall’inizio della governatura Marsilio: a Ortona, nel 2018 si erogavano 5.204 prestazioni, nel 2022 siamo a 2.826, il 50% in meno. Calo netto anche a Castel di Sangro, dove si passa dalle 1.512 a 843, il 44% in meno. Non va meglio al nosocomio “Renzetti” di Lanciano, dove si va dalle 9.051 prestazioni del 2022 alle 6.287 di oggi. Diminuiscono in modo marcato le prestazioni erogate anche a Sulmona, sulla carta Dea di I livello, che passa da 5.379 alle 3.581. A Vasto si passa da 10.103 a 7.425; Atri da 6.200 a 5.200; Avezzano da 14.188 a 11.173; Giulianova da 4.136 a3.850; e L’Aquila da 20.819 a16.900.
“Il saldo mobilità passiva – proseguono i consiglieri dell’opposizione – recita che nel 2020 -101 milioni, nel 2021 92, mentre si lasciava nel 2018 a -71 e nel 2015 -76 milioni, una crescita progressiva che rileva che chi ha potuto permetterselo ha cercato risposte fuori dall’Abruzzo, oggi non solo per prestazioni urgenti e gravi, ma anche per quelle di media e bassa complessità. Per quanto riguarda i primati, a noi più che quelli teorici sventolati da Marsilio per fare campagna elettorale con questa rete, interessa un’altra maglia nera per l’Abruzzo che fa molto clamore riguarda la percentuale di pazienti operati di tumore al colon secondo la tempistica: in Italia si va dal 49% medio al massimo del 74 per cento, qui da noi la percentuale è la peggiore di tutte, il 19%. Dietro questi numeri c’è tanto dolore che resta non affrontato e che sembra non interessare affatto a chi governa, perché negli anni non ha migliorato le performance”.
“Una rete senza futuro – concludono -. Il verbale dei Ministeri non risolve il problema della rete ospedaliera perché questa non risponde a nessuna delle domande poste. Il Ministero chiede di garantire le tappe dei Dea di II livello, di accelerare la tempistica per accedere alle risorse dell’articolo 20, giunto ora a 700 milioni di fondi disponibili ma che sono rimasti congelati per scelta perché non si è voluto approvare nulla. La rete dovrà trovare soluzione a problemi irrisolti come il percorso nascite a Sulmona, l’Emodinamica di Vasto. E poi c’è un passivo ormai strutturale che da -72 milioni è arrivato a -170 nel 2022 e peggiora, tanto che la Corte dei Conti rileva che c’è un livello strutturale di costi non compatibili con la sostenibilità del sistema regionale, che pur registra un aumento dei finanziamenti”.
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