C’è una data per l’inizio lavori alla scuola Masciangioli, il cantiere atteso da quasi due anni, da quando cioè venne affidata la gara d’appalto. “Una ventina di giorni per avviare il cantiere”. Una data che appena due giorni fa l’assessore ai Lavori Pubblici, Mario Sinibaldi, non è stato in grado di fornire in consiglio comunale.
A riuscire lì dove non è riuscito neanche l’assessore è stata la figlia di Luciana Masciangioli, Rossella Del Monte, che l’altro giorno, esasperata dal ritardo e dall’immobilismo della burocrazia che sta oltraggiando il ricordo della madre a cui la scuola è intitolata, oltre che creando tanti disagi agli studenti, si è prima recata in Comune e non trovando i responsabili è andata a cercarli a casa.
La donna affida oggi ad una lettera pubblicata sul suo profilo Facebook il racconto della storia e anche e soprattutto la rabbia per una vicenda che si sta trasformando in farsa.
Così Rossella Del Monte non si è arresa davanti alla porta chiusa del dirigente di palazzo San Francesco, ancora una volta in malattia, ed è andata a bussargli a casa.
“Al campanello mi ha risposto la figlia, una ragazza molto gentile, alla quale ho lasciato il mio numero di telefono chiedendo cortesemente di farmi chiamare dal padre al più presto per parlare della scuola Masciangioli che lei stessa aveva frequentato – racconta la Del Monte -. L’indomani D’Eramo (il dirigente del quarto settore, ndr) mi chiama e facciamo una lunga chiacchierata (tre quarti d’ora) sull’argomento. Alla fine del discorso mi dice che i lavori partiranno tra una ventina di giorni. Ora, premesso che quello che mi preoccupa non è quando partiranno, piuttosto quando finiranno”.
Sui tempi di consegna il contratto parla di sei mesi, ma si sa che nei lavori pubblici i ritardi e gli imprevisti sono sempre dietro l’angolo. Se così dovesse essere, se la promessa di D’Eramo è attendibile, però, ci sono buone possibilità che l’obiettivo di restituire la scuola entro il prossimo anno scolastico possa essere raggiunto.
“Ho pensato che fosse giusto difendere l’idea che mia madre aveva della scuola – scrive Del Monte -, l’amore che tutti noi dovremmo mettere nel difendere e custodire quello che la scuola rappresenta per una comunità”.
Un senso del bene comune che, si sfoga la donna, è venuto meno a Sulmona in molte questioni; oscurato da giustificazioni incomprensibili: “La scusa più gettonata è la burocrazia. Ma io sono portata a pensare che sia il menefreghismo, ci siamo arresi, non abbiamo più voglia di lottare, di indignarci e gridare che non è giusto; non è giusto ridurre una città di 2000 anni di storia, ad un surrogato di città”.
Una lezione di passione civica che, si spera, non venga ancora una volta tradita.
La storia millenaria di Sulmona è stata ridotta ad una “macedonia” di celebrazioni, solo per dare visibilità a chi queste le sta proponendo.Oltre il “Bimillenario” c’è tutto il resto:macerie!