Salari differenziati con retribuzioni medie lorde per i dipendenti del settore privato decisamente inferiori nelle regioni del Centro e del Sud Italia rispetto a quelle del Nord.
Ad evidenziarlo una elaborazione dell’ufficio Studi della Cgia su dati INPS che, per l’Abruzzo, ha rilevato come nel 2021 a fronte dei 21.868 euro annui e 1.822 euro mensili di media nazionale gli abruzzesi hanno percepito 17.793 euro all’anno e 1.482 euro al mese, per 12 mensilità.
E anche se la nostra regione registra un gap meno evidente tra aree urbane e aree rurali, la differenza con la media nazionale è evidente: se la provincia di Chieti con i suoi 19.366 euro annui non riesce a raggiungere la media italiana presentando un 11,4% in meno, la situazione peggiora per le altre province: Teramo, con 16.542 euro lordi annui, fa registrare un 24,4% in meno; Pescara con una retribuzione media di 17.612 segna un – 19,5% e la provincia di L’Aquila con 17.653 euro annui presenta un 19,3% in meno sulla media del Paese.
Nonostante il ricorso alla contrattazione centralizzata abbia prodotto differenziali minori rispetto a quelli di altri Paesi, le disuguaglianze tra aree geografiche restano perché, come spiega la Cgia “nel settore privato le multinazionali, le utilities, le imprese medio-grandi, le società finanziarie, assicurative o bancarie che riconoscono ai propri dipendenti stipendi più elevati della media, sono ubicate prevalentemente al Nord”; differenze che generano disuguaglianze, un trend che da troppo tempo segna negativamente la nostra regione.
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