– Presidentessa buongiorno-
esordì la direttrice accogliendo con riguardo cerimonioso una delle più prestigiose clienti della riserva che gestiva, nel cuore dell’Abruzzo, fra le montagne e i boschi scampati alla smania distruttrice del progresso umano. – Siamo onorate lei apprezzi gli esemplari della nostra riserva che più di ogni altra concorrente – continuò ammiccante come chi conosce le esigenze del suo target e sa sedurlo con discrezione – e come abbiamo saputo ricostruire l’habitat primitivo in cui il maschio possa ritrovarsi nelle sue prerogative, sviluppando le doti che possano incontrare i gusti di una donna del suo calibro.
Conosce le nostre regole suppongo, – incalzò la cliente per superare il leggero imbarazzo che le leggeva negli occhi – lei sceglie in completa segretezza l’elemento che ritiene più soddisfacente, lo tiene il tempo che riterrà opportuno e poi decide del suo destino. Può riportarcelo perché torni alle sue primitive attitudini, oppure, ove ritenesse rischioso possano disvelarsi le sue predilezioni più intime, eliminarlo con modalità mantide religiosa, senza che alcuno ne abbia a ridire.
Il 2050 era iniziato da qualche mese e il Nuovo Assetto Globale era ormai consolidato da più di un decennio. La Donna aveva preso il sopravvento sul maschio in ogni settore della vita sociale e relazionale dopo che il potere del modello alpha aveva condotto l’umanità alla deriva, a un solo passo dall’estinzione.
All’indomani della più distruttiva debacle planetaria della storia, si era infatti deciso di interrogare l’Intelligenza Artificiale, visto che quella Naturale aveva condotto il pianeta in un punto di non ritorno, su quale soluzione potesse evitare il rischio di estinzione.
L’A.I., considerato oracolo infallibile perché lucido nella sua logica statistica, rispose in tempo reale con una ricetta semplice e solo apparentemente destabilizzante: destituite i maschi dai posti di potere e sostituiteli con il genere femminile. Liberate la società dagli istinti prevaricatori e distruttivi e inaugurate un modello di convivenza radiosa, progressiva e materna.
La donna ha già imparato – ricordò l’Algoritmo- a ricoprire ogni funzione storicamente appannaggio del genere maschile, a partire dalla relazione di coppia, ormai indifferente al genere, e dalla riproduzione, già da anni affidata all’inseminazione chirurgica, che riservava al maschio il limitato ruolo di donatore.
Gli spermatozoi erano conservati in apposite banche del seme in quantità e eterogeneità sufficienti a coprire secoli di procreazione senza il fastidioso impaccio di relazioni fra i generi contrapposti, predestinate, dimostrava la statistica, a rivelarsi in poco tempo nel loro tossico fallimento.
E dei maschi sopravvissuti che ne facciamo?
Chiese il Gran Consiglio all’Oracolo Digitale che rispose immediato con logica tranchant: la soppressione è il rimedio, che eviti il rischio oggi e in futuro di rivolte e colpi di mano.
Ma questa soluzione definitiva parve a qualcuna fra le donne più dubbiose, eccessiva e senza via di ritorno, casomai un arcaico istinto genetico, per quanto malato, avesse risvegliato nell’evoluto animo muliebre già solo l’ipotesi del vizio antico.
I maschi sarebbero stati felici, suggerì l’Intelligenza Binaria su espressa richiesta di alternative meno definitive della soppressione indiscriminata, se avessero potuto soddisfare i pochi essenziali bisogni della loro primitiva coscienza: giocare a palla nel fango, guardare porno e, di tanto in tanto, coltivare hobby costruttivi, tipo accendere fuochi e realizzare recinti e capanne abusive.
Dalla grande parete vetrata della direzione affacciata sul campo da gioco della riserva, la presidentessa indicò il numero 101, intento all’offensiva nella partita più avvincente del campionato delle riserve.
La direttrice mandò a prelevare l’elemento 101, lo fece lavare dal fango con un getto a pressione, depilare, vestire in camicia e doppiopetto e profumare di essenze fragranti onde togliergli quell’olezzo da bestia pelosa, per consegnarlo in imballo anonimo all’indirizzo della presidentessa.
Lei lo scartò, gli ordinò di spogliarsi e legarsi mani e piedi al baldacchino del letto presidenziale pronto a soddisfare l’inconfessabile vizietto della titolata con una performance straordinaria, tale da evitargli la perdita della testa dopo la copula con un secco scrocchio dell’osso del collo.
Il giovane e prestante esemplare si fece onore sul campo, offrendosi alla sua padrona con dedizione totale, non senza un trasporto passionale e romantico che sorprese perfino le convinzioni più ferree della presidentessa. Non lo riconsegnò alla riserva, non quel giorno né i successivi, né optò per la soluzione finale da mantide religiosa. Lo tenne in segreto legato al baldacchino presidenziale, mentendo spudoratamente nelle declaratorie e nelle pubbliche invettive anti-maschio, mentre al rientro a casa cedeva al troglodita legato al letto che sapeva ascoltarla, ristabilirle l’equilibrio dall’ansia prestazionale e soddisfarle quel vizietto insopprimibile che non era riuscita ad eliminare dal suo originario codice genetico.
Nella riserva abruzzese la vita continuò senza l’esemplare 101, la direttrice ne dichiarò la dipartita nell’adunata mattutina, rimbrottando gli astanti sul rischio che avrebbero corso ove non fossero stati sufficientemente abili da meritare la misericordia delle signore che li avessero scelti.
Mentre il mondo, nettato dai bassi istinti del maschio alpha, si destinava ad un’evoluzione armonica e amorevole, che non conobbe per diversi secoli alcuna défaillance.
Antonio Pizzola
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