Imprese artigiane, l’Abruzzo affonda. Penultimo in graduatoria nazionale

I primi nove mesi del 2023 non sono stati rosei per le imprese artigiane abruzzesi. La regione conferma il trend negativo per quanto riguarda il settore artigianale, con un decremento di 92 unità tra gennaio e settembre. E’ quanto emerge dalla studio realizzato da Aldo Ronci, per la CNA regionale, prendendo in considerazione i dati di Movimprese. Alle 1.222 iscrizioni dal 1° gennaio ad oggi fanno fronte le 1.314 cessazioni. Un saldo negativo ancor peggiore di quello dello stesso periodo del 2022, quanto i dati parlavano di un decremento di 56 unità.

In valore percentuale hanno registrato una flessione dello 0,33%, in controtendenza con l’incremento nazionale che è stato dello 0,40%: questa flessione posiziona l’Abruzzo al penultimo posto della graduatoria nazionale, davanti solo all’Umbria, e con il Molise davanti a noi.

“Un quadro negativo specifico, quello dell’artigianato – puntualizza Ronci -, perché se guardiamo invece al complesso del mondo dell’impresa i numeri cambiano un po’ in meglio: 362 unità in più, ma con un incremento percentuale che però è meno della metà di quello nazionale”.

Malissimo la provincia di Chieti (-47 unità), che indossa la maglia nera in regione. Teramo fa registrare un decremento di 24 unità, L’Aquila di 14 e Pescara di 7.

I settori maggiormente in affanno sono il manifatturiero (-88 unità), la ristorazione (-42 unità) e i trasporti (-31 unità). Saldo positivo per le imprese legate ai servizi alla persona (+51 unità) e alle costruzioni (+39).

Per Silvio Calice, vice direttore della CNA Abruzzo, una sola misura non basta per porre un freno a questa deriva. Serve un carniere di proposte piuttosto ampio perché la crisi è forte e va ricordato. “Dal 2009 ad oggi abbiamo perso per strada quasi 7mila imprese artigiane – commenta Calice -, che vogliono dire qualcosa come circa 20mila addetti, più di quanti ne metta assieme il distretto dell’automotive”.

“In Abruzzo – ricorda – avremmo una legge regionale sull’artigianato piuttosto avanzata, sennonché in tutti questi anni i diversi governi regionali che si sono succeduti non le hanno dato attuazione, nonostante contenga strumenti per rafforzare e sostenere le microimprese. Vanno attivati sistemi di accompagnamento e assistenza, anche attraverso la collaborazione con le associazioni di categoria”.

Altri strumenti, sempre per Calice, sono da individuare “nel potenziamento del ruolo dei confidi per l’accesso al credito bancario e nello sviluppo del micro-credito: uno dei nodi che spiega la forte mortalità del nostro sistema di micro imprese è legato alle difficoltà di accesso al credito. Ma serve anche un sostegno alle imprese artigiane e alle Pmi nel processo di successione, con la promozione di iniziative di formazione e informazione sul trasferimento di azienda: ci sono aziende sane che chiudono perché non si
trova chi le voglia rilevare”.

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