Rilievi chimici sull’aria della discarica. Comitati: “Noi fuori dal processo e dai ristori ambientali”

Attaccati alle centraline: ai residenti delle frazioni, quelle che ospitano la discarica di Noce Mattei, sono rimasti solo i rilevatori di inquinamento per riuscire ad ottenere qualche risposta e qualche risarcimento.

Prima esclusi come parti civili dal tribunale di Sulmona dal processo che loro stessi, tramite il Comitato Morrone, hanno fatto aprire e, ora, privati del ristoro ambientale dal Cogesa che, con l’approvazione del bilancio di previsione lo scorso venerdì, ha cassato quei 250mila euro circa che venivano consegnati ai Comuni di Sulmona e Pacentro a mo’ di risarcimento per ospitare sul proprio territorio il buco, gli impianti e la monnezza.

“Non che finora abbiamo avuto grandi benefici, anzi per nulla – commenta Augusto Fidanza del Comitato Morrone – in tutti questi anni quei soldi non sono stati mai utilizzati per migliorare l’ambiente, garantire sicurezza sulle strade attraversate dai camion, creare barriere ai cattivi odori. Niente di niente: sono stati usati come sconto in fattura da parte dei Comuni. L’unica azione concreta per capire almeno cosa accade nella zona di Noce Mattei – continua – è il piazzamento delle centraline di rilevazione dell’aria per studiarne la qualità, fatta circa un anno e mezzo fa con un accordo tra il Comune di Sulmona e l’Arta ed ora nella fase della chiusura della prima missione”.

Il sistema Canister – come è chiamato – ha concluso infatti la prima parte dei prelievi, quelli cioè fatti per studiare gli inquinanti odorigeni. I campioni saranno ora inviati a Rimini per le analisi, anche se sull’efficienza del sistema, almeno su questa ricerca, c’è scetticismo tra gli stessi addetti ai lavori, perché sostanzialmente passerebbe troppo tempo tra “l’allarme” dei miasmi, il prelievo e le analisi. Da oggi, però, parte la seconda parte della ricerca che è quella sugli inquinanti più “pesanti”: i campioni che saranno raccolti mireranno infatti a analizzare le tracce chimiche presenti nell’aria che, al di là della “puzza”, sono quelle che minacciano la salute più direttamente.

“Ci sarebbe molto da studiare – continua Fidanza – il suolo, le acque, dove pure sono stati rilevati in passato livelli di inquinamento sopra la soglia di legge. Così come sarebbe opportuno condurre un serio studio epidemiologico, nel quale nessuno si vuole avventurare, ma che a noi che qui ci viviamo potrebbe dare qualche risposta: registriamo ad occhio un aumento dei malati nella zona e vogliamo capire se questo dipende da ciò che respiriamo, mangiamo, beviamo”.

1 Commento su "Rilievi chimici sull’aria della discarica. Comitati: “Noi fuori dal processo e dai ristori ambientali”"

  1. E non solo ….adesso anche loro dovranno contribuire a pagare attraverso gli aumenti che hanno previsto per ripianare la voragine economica creata!
    …..il problema si è creato anni fa ed ora è’ difficile risolverlo !
    Esenzione della tari per chi abita in quelle zone …..e subito !

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