Non tarda ad arrivare la precisazione in merito all’assenza di massa nella giornata di ieri degli studenti dell’Istituto tecnico commerciale di Sulmona per la mancanza di una palestra in cui svolgere le lezioni di educazione motoria. Una manifestazione silenziosa, voluta senza cortei né rivendicazioni urlate, condivisa da tutti i partecipanti, in primis dagli studenti che hanno voluto rispondere “in silenzio” all’annosa assenza, non più sostenibile, delle istituzioni locali e scolastiche.
“Studenti di serie B”, così si sentono i ragazzi dell’ITC, sballottati da una sede all’altra perché privi di laboratori strutturati, tenuti costantemente fuori da una progettualità didattica e per questo non più disposti ad accettare tale situazione. “Chiediamo di essere considerati, di tener conto delle nostre esigenze e di essere supportati nel nostro percorso”, precisano gli studenti, accompagnati e sostenuti dai loro docenti che da anni, con abnegazione, si prodigano per supplire alle numerose carenze istituzionali.
La più gravosa delle quali è quella che ormai da nove anni li vede fuori dalla loro sede madre di via Virgilia D’Andrea, con i lavori sempre in procinto di partire e mai partiti. Una precarietà che tra un trasferimento da una sede all’altra ha ridotto l’Istituto ai minimi termini.
Uno strano comportamento da parte di alcuni. .. Per alcune scuole e per certe problematiche relative agli studenti, così solleciti e attivi nel chiedere chiarimenti e rispetto delle tempistiche e ora? Nove anni, nessun comunicato?
50 anni or sono e purtroppo per me me lo ricordo, si andava a scuola per imparare, per studiare, per costruire la speranza di avere una vita migliore, non importava a nessuno la marca dello zaino, delle scarpe, del vestito o qualunque altra minic….ta di adesso, si rispettava i maestri/professori, si andava a scuola anche (ma era sempre) con il freddo e la palestra era all’aperto. Quei ragazzi hanno costruito il benessere. Ora una massa di maleducati, ignoranti e soprattutto imbecilli, trovano ogni banale scusa per non andare a scuola, fanno di tutto per rimanere prigionieri della modernità, della televisione e dei social social che li trattano da merci, beata ignoranza per citare il grande Toto’ nella famosa scena dello scrivano. E gli date anche evidenza facendogli credere che hanno ragione e sono nel giusto. Mah……
Al di là dei contenuti, rispetto ai quali non sono affatto d’accordo, mi preme sottolineare che in quella scuola “ideale” di cui parla, hanno dimenticato di insegnarle l’educazione. Per tale ragione si permette di utilizzare appellativi offensivi con la leggerezza che solo l’ignoranza dà.
Il problema è che la scuola oggi ha perso il suo ruolo.
Ci sono pochi alunni che vanno perché gli piace studiare e apprendere le materie che vi si insegnano mentre gli altri, al maggioranza fanno parte di un altro mondo, quello del circo e dello zoo dove come bestie schiamazzano, bullizzano, e a volte hanno atti violenti verso gli insegnanti stessi, appoggiati spesso dai loro stessi genitori che chiaramente sono bestie come loro.
Se “da bestia nasce bestia”, non da meno sono gli interessi economici ed i capitali che circolano intorno a questo strano zoo secondo la regola che “da denaro nasce altro denaro” contribuendo al PIL della nostra nazione.
Se poi vediamo al mondo reale dove “vale la regola dell’amico” troveremo la “bestia” in cima a prendere 100mila €./anno e la “secchia” nelle campagne a raccoglier pomodori.
Accontentiamoci allora di dire: studio perché mi piace, sono bestia perché mi piace, la vita sarà quel che sarà…!!!
Signor alias Tavoletti anche lei avrebbe dovuto frequentare quelle scuole e, sono certo che la cosa non le garba, sono orgoglioso della mia ignoranza, magari ce l’avesse lei.
A differenza sua io non uso nickname per nascondermi. Se lei è orgoglioso della sua ignoranza è un problema suo e d’altronde come potrebbe non esserlo?
Ma perché nessuno dice che le chiacchiere fatte dai comitati erano sciocchezze? Ambienti per uffici adattati a scuola isolati e persi senza nessuna caratteristica per essere scuola. Ora fanno bene a lamentarsi.