Un progetto “fuori legge” oltre che non compatibile con la natura e con quelle che sono le stringenti regole di un parco nazionale. Il Pnalm torna a ribadire la sua contrarietà a Pizzone II, il progetto di una stazione di pompaggio che Enel Green Power vorrebbe realizzare nelle Mainarde al confine tra Abruzzo e Molise.
L’opera, di cui l’azienda ha chiesto la sospensione della valutazione di impatto ambientale a seguito delle proteste di ambientalisti ed enti locali, oltre a ricadere in territorio del Parco, e quindi soggetto a speciale regime di tutela ambientale, violerebbe secondo il Parco la normativa sulla gestione dei bacini acquiferi: “La volontà di vietare direttamente ogni modificazione del regime delle acque, si desume anche dalla lettura complessiva del citato comma 3 (art. 11 Legge 394/91) – scrive il Pnalm -, laddove la modificazione del regime delle acque è ricompresa tra le attività che sono vietate in termini assoluti, diversamente da quelle contemplate alle lettere d, f ed h, che lo sono, in senso relativo, ovvero ‘se non autorizzate’ dall’Ente Parco”.
Insomma l’opera, dal costo di circa 500 milioni di euro, che prevede la realizzazione di 10 km di gallerie dal diametro di 6 metri nel cuore delle montagne del Parco Nazionale d’Abruzzo per la realizzazione di un sistema di pompaggio con una nuova stazione elettrica tra i laghi di Montagna Spaccata e Castel San Vincenzo, è, al di là delle concertazioni annunciate da Enel, improcedibile.
“Alla luce di quanto rappresentato, anche formalmente – dichiara il presidente del Parco Giovanni Cannata – non ci resta che ribadire, visto lo stato attuale delle problematiche ambientali, che urge sempre più dare senso pieno e dignità alla parola sostenibilità, intendendola nella sua accezione più forte e olistica, senza previsione alcuna della piena sostituibilità tra capitali ambientale, economico e sociale. Un risultato al quale è possibile dare seguito solamente attraverso decisioni nette e azioni programmatiche chiare”.
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