Sono stati assolti dall’accusa di omicidio colposo Anna Maddalena Di Carlo, medico del 118, e Giovanni Beniamino, proprietario dell’hotel in cui morì il pasticcere, assunto in nero, Marco Polidori a causa di un arresto cardiaco. E’ questa la decisione del giudice monocratico del Tribunale di Sulmona, Francesca Pinacchio, che ha accolto la richiesta del Pm Edoardo Mariotti.
I fatti risalgono al 26 agosto 2017, quando Marco Polidori, pasticcere di 51 anni, venne stroncato da un infarto all’interno dell’albergo di Civitella Alfedena, nel quale lavorava in nero. L’umo da giorni lamentava forti dolori, tant’è che il 23 agosto venne visitato dal medico del 118 che lo rassicurò sulle sue condizioni di salute, tanto da proseguire nell’impiego nell’hotel. Secondo la procura l’uomo venne sottoposto ad uno stress al quale non doveva essere sottoposto e al quale non poteva sottrarsi, poiché privo di tutele lavorative.
Polidori rimase nelle cucine, anche perché senza contratto l’assenza per malattia non viene riconosciute né remunerata. Poi l’arresto cardiaco e la morte un giorno prima della scadenza del periodo lavorativo.
Il gup del tribunale di Sulmona, rinviò a giudizio sia il proprietario dell’hotel, Giovanni Beniamino, sia il medico del 118, Anna Maddalena Di Carlo. Violazione delle linee guida e delle buone pratiche assistenziali sono alcune delle motivazioni mosse dall’accusa. “In presenza di sintomi indicativi di un’origine cardiaca del dolore toracico – si legge nelle carte dell’accusa -, ometteva di disporre un’indagine tempestiva ed accurata per prevenire una evoluzione infausta della sintomatologia. Accertamenti tutti da compiere in sede di osservazione ospedaliera di pronto soccorso”.
Secondo le consulenze svolte, però, è emerso che anche in caso di ricovero in ospedale, Polidori sarebbe stato dimesso dall’ospedale dopo poche ore dal momento che non sarebbe stata riscontrata alcuna criticità cardiaca evidente. Nessun nesso causale tra l’evento e la condotta degli imputati, assolti poiché il fatto non sussiste.
Triste caso, ma la vita è così: si nasce, si vive e si muore, e nessuno sa’ quali siano gli anni della nostra vita. La sanità in fondo è un di più su questa terra, se non ci fosse sarebbe ancora peggio. Per molti la vita è un correre ma non sanno che “è tutto un correre dietro al vento”. Finito il nostro tempo andremo nell’aldila’ e lasceremo tutto qua. Allora ci chiederemo se è valsa la pena correre più del vento.
Vai da uno bravo
Bravissimo
Alla fine ci sta sempre l’assoluzione. Non credo che esiste giustizia.