Usurata dalla banca per curare la madre, il giudice le dà ragione

Era finita nella spirale dell’usura per curare la madre malata. Niente scene di pizzo e minacce, però, ma decreti ingiuntivi per prestiti bancari che, ha deciso il giudice del tribunale di Sulmona, Marco Billi, avevano superato “di quasi il doppio il tasso di soglia”.
Protagonista della vicenda un’infermiera di Sulmona che dopo anni di rincorse per pagare le rate dei prestiti chiesti (accendendo finanziamenti per pagare finanziamenti), aveva deciso di non sborsare più soldi. Così quattro anni fa era stata chiamata in giudizio dalla Findomestic Banca che le aveva fatto recapitare più decreti ingiuntivi, chiedendole una somma di quasi 62mila euro, quasi 30mila dei quali di interessi.
La donna, sostenuta nella sua battaglia dall’avvocato Luisa Taglieri e dal consulente Vincenzo Mazza, si era opposta ai decreti ingiuntivi, lamentando tassi di interesse troppo alti, rispetto al prestito ottenuto.
E’ stato un consulente tecnico d’ufficio, nominato dal giudice, a certificare “i profili di violazione della normativa anti usura”, con il giudice che ha rilevato come, ad esempio, interessi di mora pari al 14,60% annuo, si sommavano, anziché sostituirsi, a quelli del Taeg pari al 16,77%, “con un tasso complessivo del 31,37% – scrive il giudice – pari quasi al doppio del tasso soglia”.
Così il giudice ha annullato la quota interessi, intimando alla donna di pagare solo la quota capitale residua, pari a circa 37mila euro.
“Nonostante siano trascorsi ormai 20 anni dall’introduzione della legge anti usura – commentano Taglieri e Mazza -, le banche nel tempo hanno continuato ad applicare ai propri clienti  condizioni economiche e finanziarie molto spesso non corrette ed in altri casi, come questo, addirittura fuori legge. Adesso, dopo un contenzioso durato 4 anni, dei fatti verrà interessata la procura della Repubblica perché, ricordiamo, l’usura è un reato penale”.

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