More, pere e mele. Sono le tracce della dieta a base di frutta rinvenute negli escrementi dei cuccioli di Amarena da parte dei Guardiaparco del Pnalm. La dimensione delle feci è coerente con quella dei giovani orsi, e tutto fa pensare che appartengano ai due orsi rimasti orfani dopo l’uccisione della madre, fucilata a San Benedetto dei Marsi lo scorso 31 agosto. Dal Parco arriva la conferma che i due cuccioli si stanno alimentando autonomamente, all’interno della zona di monitoraggio dove i piccoli plantigradi sono stati avvistati a giocare tra di loro.
Aggiornamenti confortanti che arrivano dalle attività di monitoraggio mai interrotte dai Guardiaparco del Pnalm e dai Carabinieri Forestali che continuano nelle rispettive operazioni di controllo dell’area. L’autunno è alle porte, e i prossimi mesi saranno fondamentali per capire se i due orsi riusciranno a sopravvivere al loro primo inverno, senza la scorta della madre.
Intanto, il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise ha tenuto a precisare che il video divulgato la sera dell’8 settembre, che immortala i due cuccioli intenti a fuggire da San Benedetto dei Marsi, è autentico.
“Secondo alcuni – spiega il Pnalm in un post pubblicato sul proprio profilo Facebook – la mistificazione del video, realizzata attraverso esclusione dell’audio e taglio ad hoc del filmato, sarebbe avvenuta per insabbiare il fatto che i cuccioli non fossero stati realmente avvistati. Smentiamo l’ipotesi poiché totalmente infondata e ribadiamo che il video pubblicato venerdì scorso è assolutamente autentico, realizzato da cittadini di uno dei borghi a volte frequentati dagli orsi. Il filmato è stato tagliato per non rendere ancora più riconoscibile il luogo dell’avvistamento. L’audio, invece, era stato disattivato perché non attinente all’obiettivo del video”.
Lo stesso Pnalm ha smentito anche la fake news di una donna che avrebbe sentito i due cuccioli piangere per la fame. “La notizia è totalmente infondata. Come si fa a riconoscere il pianto di un orso? Come si fa a capire che tale pianto, ammesso che sia tale, sia dovuto alla fame? Come fa un guardiaparco ad ignorare una chiamata relativa ad un avvistamento dei due cuccioli e a non recarsi sul posto? Una notizia totalmente infondata che però restituisce perfettamente l’idea di quale sia il clima che si respira in alcune pagine e gruppi social. Un clima che al di là delle calunnie e della fantasia rischia di dare vita a fenomeni preoccupanti: abbiamo registrato, ad esempio, più di qualche commento e messaggio dove emerge come alcune persone si stiano organizzando per lasciare del cibo in zona per “aiutare” i due cuccioli. Chiediamo a tutti di non lasciare alcuna forma di cibo in natura poiché tale azione potrebbe danneggiare gravemente, sia gli orsi, sia altre specie selvatiche”.
In ultimo, il Parco ha ribadito di non riservare agli orsi un trattamento da animali domestici. “Conservare e tutelare la fauna selvatica non significa, e non potrà mai significare, “accudire” e “dare cibo” agli animali, ma cercare di rendere idoneo il territorio su cui essi vivono, eliminando e prevenendo potenziali rischi e disturbi derivanti dalle attività umane, lasciando che i cicli e i processi naturali facciano il loro corso così da garantire il dinamico equilibrio degli ecosistemi. Gli animali selvatici non devono dipendere dall’uomo, altrimenti si tratterebbe di uno zoo-safari e non di un’area protetta chiamata a garantire che la natura sia tutelata e faccia il suo corso. Per rendere possibile un futuro di libertà ai due cuccioli di Amarena, dunque, è fondamentale che i due giovani orsi riescano a fare da soli, ora, tutto quello che dovranno fare per il resto della loro vita: procacciarsi cibo, conoscere il territorio in cui muoversi, evitare rischi e minacce”.
“Monitorare tali animali – conclude il Parco – non significa seguirli a vista, passo dopo passo, poiché una simile attività sarebbe materialmente impossibile, visto il modo in cui si spostano in un territorio di montagna relativamente ampio e considerando che non sono dotati di nessun sistema di riconoscimento (radiocollare, marche auricolari o altro), né ora possono averne. Inoltre potrebbe essere anche potenzialmente dannosa, dal momento che rischierebbe di causare stress nei cuccioli, modificando i loro spostamenti naturali, abituandoli ancora di più alla presenza dell’uomo e facendoli magari disperdere in aree meno idonee. Monitorare tali animali significa combinare attività di osservazione a distanza con attività di monitoraggio a piedi delle aree in cui i giovani orsi si sono spostati per raccogliere i segni di presenza come impronte e escrementi. Grazie a questo lavoro possiamo avere la consapevolezza delle loro attività”.
Intanto avvistato piccolo orso zona Mario Pelino