Non c’è bisogno di evocare i moti di Jamm’mò, ma far sentire la propria voce, a volte, è utile e doveroso. Che la presenza fisica, piuttosto che quella virtuale dietro una tastiera su un social, aiuta a spiegare a chi di dovere, la Asl in questo caso, che dietro ad ogni scelta compiuta ci sono persone in carne ed ossa. Non solo emoticon e like. Che quelle scelte ricadono sulla pelle di persone reali: perché farsi un’oretta di viaggio tra i monti, magari in ambulanza, per fare un’endoscopia in un ospedale che non è ospedale come quello di Pescina, ha del paradossale, oltre ad essere documentatamente antieconomico. Di soldi che sempre l’utenza poi paga.
L’appuntamento che la Cgil ha dato per questa mattina davanti all’ospedale di Sulmona (ore 10,30) per un presidio in difesa di endoscopia è, d’altro canto, qualcosa in più per la Valle Peligna. Perché dietro al problema come al solito diventato emergenza di endoscopia, ci sono, in vista dei lavori “programmati” del Pnrr, anche soluzioni da trovare per gli uffici amministrativi, la radiologia e la fisioterapia, gli ambulatori di otorino e pediatria, l’economato e tutti quegli altri servizi, insomma, che dall’ala vecchia dell’ospedale non hanno mai traslocato e che ora da qualche parte dovranno essere trasferiti.
C’è, più in generale, una vertenza Valle Peligna che è stata anestetizzata da almeno un decennio; barattata per qualche seggio in consiglio regionale o in qualche partecipata.
Con l’inesorabile spoliazione conseguente, motivata, come un cane che si morde la coda, dalla caduta demografica: i trasporti mortificati su diligenze con viaggi della speranza, gli uffici delle entrate che delocalizzano e riducono, le scuole che accorpano e fanno sparire dirigenze, la giustizia sempre sul filo delle proroghe.
Ecco perché è importante che oggi davanti all’ospedale siano in tanti: il sindaco di Sulmona, che ha assicurato che una task force sta lavorando a soluzioni alternative e si dice fiducioso, ha annunciato la sua presenza, così come il PD che, in realtà, è stato l’unico partito ad aderire formalmente alla protesta: “Siamo accanto alle forze sociali e sindacali per denunciare il disastro della sanità perpetrato dalla Regione che sui territori sta arrecando disagi agli utenti e danni ai servizi” dice il segretario provinciale Francesco Piacente.
Ci saranno i sindacati, naturalmente, si spera anche gli altri sindaci del territorio e persino le due consigliere regionali, seppur entrambe ormai arruolate con la maggioranza Marsilio.
Si spera, però, soprattutto, nonostante la convocazione a stretto giro, che ci sarà la popolazione, gli utenti, i peligni. In carne ed ossa, come leoni sul campo e non solo dietro una tastiera.
Vogliamo parlare della mancanza di pediatri ?
I tavoli sui quali il sindaco di Sulmona dovrà lavorare forte sono una infinità e non potrà mai farcela continuando con questa politica di autoisolamento.
Ieri, in una sola giornata, è stato presentato il conto dalla prima delle emergenze di Sulmona, quella della fatiscenza di tutto il centro storico con due eventi significativi e premonitori. Da soli non si vince altro che Jamm’mo.
..e con chi ci dovremmo alleare?
Da soli, ripeto, non si vince e non debbo di certo dire io cosa deve fare Sulmona. Ma come si può pensare che L’Abruzzo interno possa progredire nella divisione? Il Capoluogo ce la fa e continuerà a farcela come sempre ha fatto per la sua storia la sua tenacia e le sue capacità. Sulmona deve bene valutare il suo attuale atteggiamento.
La città può sperare di trovare la soluzione alle sue annose problematiche solo soddisfacendo la legittima aspirazione ad essere un’autonoma realtà territoriale. Fino a quando saremo ostaggio di soluzioni decise in contesti distanti anni luce dagli interessi della città, saremo sempre costretti ad inseguire le situazioni senza mai essere i protagonisti principali e gli artefici del nostro destino. Tutto il resto sono chiacchiere.
Questa continua ad essere la mia convinta, personale opinione.
Signor Claudio, anche meno enfasi la prego, siamo in Abruzzo e sappiamo come stanno le cose. E mi auguro che non ritenga che per non essere isolati, e in qualche modo boicottati, Sulmona non debba necessariamente “allinearsi” al colore dominante, perché in quel caso non ci troveremmo più a vivere in un paese democratico e civile, dove i cittadini sono rispettati a prescindere dalle loro idee, ma in qualcosa di molto diverso e pericoloso.
Ma anelare di essere artefici del proprio destino senza mettere in conto di poter sbagliare, significa prendersi una responsabilità troppo grande nei confronti delle future generazioni.
Guardate che Sulmona sta per superare al ribasso il break even point; dopo sarà impossibile risalire. E da soli.
Sbagliando si impara. E anche, e forse soprattutto, attraverso gli errori che la specie umana si evolve. E la libertà, rimane sempre il dono più prezioso che possiamo fare alle generazioni future. Non si evolve mai invece un certo modo di intendere la politica. E nel 2023 con le sonde su Marte, l’intelligenza artificiale e la fisica quantistica, in politica si ragiona come 100,200 o mille anni fa. E per le generazioni future, non logica, buon senso, pianificazione, progettazione accurata per lo sviluppo dei territori. Imparzialità, attenzione, ed equità nella distribuzione delle risorse, no. Resta il solito cerchio magico e l’arroganza del potere intorno a cui tutto ruota. E se si è dentro questo famoso cerchio magico tutto si può fare : deviare ferrovie, far piovere soldi, accentrare servizi, togliendoli ad altri, che allo stesso modo contribuiscono a pagarli… Anche rivoluzionare le regole geometriche e voler ostinatamente porre al centro, quel che al centro invece, proprio non appartiene. E invece di cercare per i giovani un futuro diverso, più razionale ed equo, si continua a propinar loro, il passato peggiore. Io penso che continuare a imporre questi modelli di “sviluppo” equivalga a superare al ribasso la capacità umana di ragionare e migliorare. Ed effettivamente, dopo, per loro, sarà molto difficile risalire.
Egregio Claudio, e chi dovrebbe essere il salvatore della patria..L’Aquila? Dio ce ne scampi.
Continuando ad agitare la muleta rossa dell’orgoglio, senza mai affrontare il toro, state condannando Sulmona ad una progressiva irrilevanza. Sembrate un disco rotto che ripete sempre lo stesso ritornello e cioè che la colpa di tutto sta negli altri, si chiamino ASL, TUA, Regione, Capoluogo, Governo Nazionale, Provveditorato agli Studi Università, Corte dei Conti ecc. Dai commenti del Germe, che sono un discreto campione statistico, ho letto di tutto meno che di un po’ di sana autocritica. Fatevi venire qualche dubbio, ma fatelo subito, la campana è suonata da un pezzo. Si certo L’Aquila, egregio Salviamo Sulmona, perché no? Io sarei felice di vedervi in ripresa, perché una provincia forte può farcela a combattere all’interno di una Regione tutta sbilanciata sul mare. Una provincia debole invece porterà tutti a lottare solo per sé stessi e questo sì che per Sulmona sarebbe irreparabile.
L’Aquila è una città notoriamente autoreferente, come benissimo sa lei e come molto bene sappiamo noi figli di questa terra. La sua città è tradizionalmente sempre molto poco incline a venire incontro alle istanze di questo territorio.
Mi creda, lasci perdere, non farebbe che aumentare ulteriormente le mie convinzioni.
L’essere in Abruzzo non significa dover morire di cancro e sdegni ma sembra che vi siate rassegnati a questo andazzo pieno di omertà, negletto, irresponsabilità, amministrazioni impazzite, sindaci conigli, giornalismo inutile, magistratura assente e istituzioni che non fanno il minimo per tutelare ambiente e cittadini.
L’Aquila non centra niente ma servirebbe una piccola rivoluzione e un cambiamento di attitudine da parte dei politici che non lavorano onestamente.
Il Cogesa ha e sta avvelenando la valle Peligna inclusa Sulmona e presto ci sarà bisogno di ben più che un reparto di endoscopia !!!!!!