Da una parte la Snam e l’Eni che fanno incetta di fondi Pnrr, tanto da far gridare ai comitati cittadini al “dirottamento” dei fondi dalla ferrovia Roma-Pescara (ma così non è), dall’altra gli stessi comitati che ora si trovano a dover fare una colletta per pagare i costi dell’ennesimo ricorso presentato davanti al Tar per fermare le opere della centrale di Case Pente e dell’annesso gasdotto.
Va così l’Italia, in controtendenza e controsenso, dicono gli ambientalisti, con gli appelli e gli allarmi sui cambiamenti climatici, principi su cui, pure, il Pnrr avrebbe dovuto muoversi.
I comitati per l’ambiente denunciano come, al contrario, il governo Meloni abbia rimodulato i fondi del Piano, dirottando 420 milioni di euro per realizzare alcune opere fossili di Snam, prima tra tutte la centrale di compressione di Case Pente a Sulmona o ancora per il CCS di Ravenna con cui Eni vuole immagazzinare 500 milioni di tonnellate di Co2.
“Se c’era ancora qualche dubbio che a dettare legge nelle politiche energetiche del governo Meloni sono le grandi multinazionali del settore fossile, ora il quadro che si è delineato toglie ogni perplessità – scrivono i comitati -. Ma non finisce qui, perché a fare le spese di questa inversione di rotta sono soprattutto i progetti relativi all’ambiente”. E questo, ricordano gli ambientalisti, nonostante anche quest’anno c’è stata la conferma del drastico calo dei consumi di gas: cosa che rende ancor più inutile la centrale di Sulmona e il gasdotto.
La battaglia continua, anche se le “truppe” di Snam hanno conquistato il fronte: “In questo momento siamo alle prese con il pagamento delle spese per il ricorso al Tar Lazio da noi promosso contro la Snam e il Ministero dell’Ambiente, spese che ammontano a circa 6.500 euro – fanno un appello i comitati -. Coloro che intendono darci una mano possono farlo versando il loro contributo, tramite bonifico, al seguente Codice IBAN: IT71X3608105138247632947644 intestato a Mario Pizzola, con la seguente motivazione: Ricorso al Tar Lazio avverso AIA centrale Snam Sulmona”.
Snam
Investitori istituzionali italiani 50,1 %
CDP Reti S.r.L 31,4 %
Investitori privati 9,4 %
Romano Minozzi 7,5 %
Bank of Italy 1,4 %
Azioni proprie 0,2 %
È chiaro che l’azienda ha come azionista di riferimento e controllo lo Stato italiano, quindi si multinazionale ma dove lo Stato incide profondamente nella definizione dei progetti e gestione ricavandone i maggiori utili economici e politici. La Snam può benissimo essere definita un’articolazione dello Stato.