Ferrovia Roma-Pescara fuori dal Pnrr, è ufficiale

I sopralluoghi e le passerelle, le smentite e le rettifiche lasciano il tempo che trovano, quello delle carte: oggi, in una nota di Palazzo Chigi, al termine della Cabina di regia, il ministero dei Trasporti, a guida Salvini, ha ufficializzato l’uscita dal Pnrr della ferrovia Roma-Pescara. Notizia già anticipata qualche mese fa e alla quale il presidente Marsilio aveva gridato alla mistificazione.

La linea veloce tra Lazio e Abruzzo esce così definitivamente dalla scadenza del Pnrr 2026, i soldi saranno dirottati sulla Palermo-Catania e la Napoli-Bari.  Il Mit sottolinea che gli oltre 39 miliardi di risorse finanziarie da destinare alle infrastrutture e ai sistemi di trasporto saranno interamente spesi, come da programma. Ma in questo programma non rientra più la Roma-Pescara.

“Non sono passati neanche due giorni dal grande evento propagandistico del Presidente Marsilio ad Avezzano, per parlare della velocizzazione della tratta Roma Pescara, che abbiamo appreso la notizia che la stessa tratta non sarà più finanziata dal PNRR – denunciano i Cinquestelle Gabriella Di Girolamo e Giorgio Fedele -. Il centrodestra cala la maschera e toglie all’Abruzzo circa 620 milioni di euro, che insieme al Presidente Conte avevamo fatto stanziare per la realizzazione dell’opera, per destinarli a vantaggio di altre regioni. Marsilio ha dimostrato ancora una volta di essere il luogotenente della Meloni in Abruzzo, piuttosto che un Presidente che ha come priorità quella di difendere gli interessi del territorio e di chi lo abita”.

“Oltre ai fondi, è chiaro, la Roma-Pescara perde il privilegio di essere realizzata secondo le procedure del PNRR – fa eco il senatore Pd, Michele Fina -, a cominciare dai tempi stringenti. Ecco quindi che la pompa magna degli eventi svela la sua natura conservativa. Si sono messe le mani avanti, con qualche giorno di anticipo rispetto alla notizia diffusa oggi dal Ministero delle Infrastrutture”. “La Roma-Pescara si farà con altri fondi – è la reazione a caldo di Marsilio – non è colpa di questo governo se un’opera che doveva essere appaltata a febbraio 2023 con il processo autorizzatorio concluso un anno fa, ha avuto tempistiche diverse”.