Il fuoco è contagioso. Sequestra fresche foreste, stupra abeti, cancella steppe e borghi. Prima dell’incendio ogni albero stava presso altre piante, un’abitazione confinante con altre case. A distanza. Ma ciò che era separato è incollato in un lampo dalle vampe. Insaziabili come cannibali. Barbari sanguinari. Tutto diventa uguale in un rogo per confondersi nello stesso odore e nel tappeto di cenere. Scura della tinta dell’apocalisse, arida al pari d’un deserto bollente. Le fiamme stupiscono come l’incapacità a difendersi di fronte a tanta potenza. Spietata e veloce. Senza limite. Che tutto vuol contenere e non ne ha mai abbastanza.
Sei anni dopo il Morrone è tornato a urlare, a sbuffare. A scoppiettare in un pomeriggio d’afa e di vento cattivo. Giusto. Per finire l’opera e far svanire tutto ciò che si era salvato. Ardere anche quel poco di verde rimasto in vita. I segni c’erano eccome nel cielo grigio d’umido dal nascere del giorno nuovo: terremoto all’Aquila, tempeste di grandine nel nord d’Italia, inferno di brace in Puglia e in Sicilia. Palle di ghiaccio gonfie come mele mature a Milano, bagnanti in fuga dal santissimo Gargano, Palermo assediata dal fumo.
L’innesco ai piedi del colle delle Vacche è tornato a scottarci, rinfacciandoci la nostra memoria. Cortissima come un’estate di secca. Mutando ricordi sbiaditi in sporca attualità: le rosse autobotti, coraggiosi volontari, la corsa affannosa dei sindaci, alianti gialli che non arrivano mai. Meraviglia, impotenza, rabbia e caccia ai colpevoli dal divano di casa. L’esercito di esperti è tornato immediatamente in trincea, i leoni da tastiera a ruggire, regalando consigli non richiesti su come incastrare il piromane su una montagna frustata dal solleone. E soprattutto come annacquare falò alti come faggi. Mi torna in mente il Bluff di parole del Malpensante Gesualdo Bufalino. Nel mondo antico quando la terra era gremita di selve tenebrose e spaurenti, l’incendiario poteva assolversi come eccentrico trasgressore. Un pastore freddoloso, un Prometeo infatuato di fiamma. Oggi, mentre va nel silenzio della notte, con la sua tanica piena e l’accendino nel pugno, è solo un assassino furtivo, i suoi motivi sono turpi…
Per giorni guarderemo ancora il gigante di roccia più calvo e orfano dell’ombra. E ancora. Ancora. Chiedendoci se questo delitto poteva essere evitato. Fermato. Da bambini curiosi e rompipalle tirare la giacca al papà. Sperando, vivaddio, di avere indietro una risposta. Scovando chi ha strofinato il fiammifero. C’hanna di’ chi è.
Dylan Tardioli
Quanta inutile retorica.
concordo
Na vot che c’hann ditt chi è, c’hanna dicer pur che ce vuonn fa.
30 anni di galera e passa la paura. Il problema è che in Italia pur se lu piin,
i fann nu verbalin e lu rimannen alla cas, cusci’ stemm da cap a pied.
Questo è solo l’inizio.
Nella Bibbia sappiamo bene che nel fuoco e nelle fiamme della Geenna periranno i malvagi. L’acqua invece è purificatrice come nel diluvio universale.
Dovete fare i conti con tutto il male che avete fatto, fatevene una ragione.
E Dio disse:Luce…..e luce fu
E Dio disse:Kung…..e Kung fu
😂😂😂😂😂😂
Bravo, ci mancava l’avanguardista predicatore.
Mo’lu tnemm,lù scem è servito