La settimana scorsa si sono aggiunti, deliberati dalla giunta regionale, altri 600mila euro: soldi destinati al progetto lo Spirito d’Abruzzo che fanno parte della delibera Cipe del 2016 e che mirano a trasformare l’Abbazia Celestiniana in una vetrina turistica e culturale di tutto Abruzzo. Un recupero, quello del monumentale edificio della Badia, che procede a piccoli ma convinti passi, soprattutto dopo l’insediamento, a gennaio scorso, del direttore Emanuele Cavallini che ha dato un’accelerata ai lavori che stagnavano da troppo tempo, tanto da essere oggetto di “distrazione di fondi” (quelli famosi del Masterplan) durante il periodo Covid come cassa di emergenza.
Quei soldi sono in parte tornati e torneranno, la Regione lo ha promesso più volte, nella disponibilità del monumento: circa 10 milioni di euro in tutto che, verosimilmente tra più di qualche anno, faranno dell’Abbazia Celestiniana uno dei più importanti siti turistici e culturali del Centro Italia.
La strada è lunga (si presume che tra cinque anni si sarà raggiunto l’80% dei lavori programmati), ma già tracciata. Entro l’estate o al massimo entro l’anno dovrebbero essere riconsegnati i lavori di adeguamento e rifacimento della biglietteria, della caffetteria, completato l’adeguamento dell’illuminazione nell’ex refettorio, eseguito il restauro conservativo dell’ex biblioteca. Entro l’anno dovrebbero poi partire anche i lavori per il restauro della Cappella Caldora (che potrebbe tornare fruibile in primavera) e i suoi affreschi sulle storie di Cristo attribuiti al Maestro della Cappella Caldora. Un pezzo pregiato, una cappella gentilizia, ora chiusa, nel transetto sinistro della chiesa che contiene un sarcofago commissionato allo scultore Gualtiero d’Alemagna nel 1412 dalla duchessa Rita Cantelmo vedova Caldora in onore del figlio Restagno morto prematuramente.
Prossimi all’appalto sono poi gli interventi che riguardano la parte esterna, quella fuori le mura: un vasto spazio di fronte all’Abbazia che sarà allestito a parcheggio e area ludica e che reciterà un ruolo fondamentale nella funzione dell’accoglienza turistica.
Da venire nel tempo, invece, oggi ancora in fase di progettazione, ci sono poi il restauro, il miglioramento sismico, l’adeguamento impiantistico e funzionale del “Cortile del pozzo”, del “Cortile dei nobili”, dell’Oratorio superiore alla Cappella Caldora e volti a rilanciare la centralità del complesso sotto il profilo culturale e storico per l’intero territorio.
Questo gioiello architettonico e storico, per riempire il quale sarà chiesto anche il contributo dei privati, però, ha bisogno anche e soprattutto di una gestione vera.
Le aperture restano saltuarie e, a parte gli eventi e qualche visita programmata, l’edificio resta sostanzialmente un corpo estraneo dai tour turistici della Valle Peligna e dell’Abruzzo. La carenza di personale e l’assenza di attività periodiche – anche di tipo economico – infatti, riducono ad oggi questo immenso patrimonio in un gioiello nascosto che, d’altronde, richiede uno sforzo notevole di gestione e manutenzione per i suoi 16mila metri quadrati.
Quanto basta per cercare di capire sin da ora, nelle more del recupero programmato, quale dovrà essere la formula e quali le risorse per non farlo rimanere una cattedrale nel deserto.
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