Almeno amministrativamente l’affidamento del bando per la refezione scolastica è ormai ad un passo dall’aggiudicazione: gli uffici comunali hanno infatti certificato “l’assenza dei motivi di esclusione di cui all’art. 80, nonché la sussistenza dei requisiti economico-finanziari e tecnico-professionali”, dell’unico concorrente che ha presentato domanda. Ovvero il raggruppamento temporaneo di imprese composto dalla discussa EP di Napoli e della ancora più discussa, seppur in ambito locale, Coselp Srl, il cui amministratore unico e socio al 90% è il socio di studio del capogruppo del Pd, Mimmo Di Benedetto.
Di fatto la fase dell’approfondimento istruttorio che era stato richiesto dopo le polemiche politiche è stata superata, almeno dagli uffici che hanno formalmente ammesso l’unico concorrente alla fase successiva.
Restano, però, irrisolti i quesiti sollevati dalle opposizioni e per i quali sabato 29 luglio è stato convocato un consiglio comunale ad hoc che, oltre al tema delle mense, tratterà quello della crisi politica. Due facce della stessa medaglia.
I dubbi sulla gara sollevati da civici, fuoriusciti e Lega (ad eccezione di Fratelli d’Italia), non sono d’altronde irrilevanti e chiamano in causa, prima ancora che l’opportunità politica, l’Anac e la struttura del bando stesso, specie nella parte in cui si assegna un punteggio maggiore a seconda della distanza del punto cottura, passaggio che di fatto avrebbe fatto rinunciare al bando altri concorrenti esterni.
Irrisolto, anche e soprattutto, è però lo scoglio politico che è stato scoperto sulla rotta di Liberamente Sulmona, perché il fatto che una società che si appresta a prendere un appalto da oltre 3 milioni di euro del Comune, abbia sede nell’ufficio del capogruppo del partito di maggioranza relativa, è uno di quei casi di inopportunità politica che proprio il Pd e con essa tutta Liberamente Sulmona durante la campagna elettorale, hanno sempre criticato e combattuto.
La maggioranza ora, quindi, si trova in un labirinto dal quale sembra molto difficile uscire: anche in una riunione tenuta un paio di giorni fa, il nodo non è stato superato e di certo non tutti alla resa dei conti saranno disposti ad abbozzare su una questione che è di principio e non solo di principio. Specie ora che non sembrano esserci più appigli tecnici ai quali appellarsi, ma solo scelte politiche. Compresa quella di annullare il bando in autotutela.
Ma non erano gli stessi che tuonavano contro le inopportunità politiche del precedente sistema politico??
chiedo scusa, forse la domanda sembrerà banale: c’è qualcuno che sa dirmi quante società hanno concorso al bando? Perché una persona mi ha detto che l’unica società a rispondere alla gara è stata quella “pietra dello scandalo” perché qualora fosse veramente così io non vedo dove sia il problema. Raccomandazione o non raccomandazione il problema non persiste.
C’è qualcuno che conosce il numero di società partecipanti?
Grazie