“Non sono fuggito da Mosca, sto bene e sono al sicuro”. Poche parole e i commenti a quanto accaduto dirottati sulla Farnesina “che si sta occupando del caso”. L’ingegnere sulmonese Giovanni Di Massa, fermato la notte tra lunedì e martedì in Russia e accusato di avere con sé una bustina di mefedrone – una specie di metanfetamina – da 1,15 grammi, non vuole commentare più di tanto. Non può, aggiunge, perché non autorizzato. “Una cosa però la voglio dire, perché se ne sono dette tante – spiega al telefono – io non sono fuggito da Mosca, anche perché vorrei capire come si fa a fuggire da un Paese con il proprio passaporto e prendendo un aereo di linea prenotato venti giorni fa”.
Il 61enne di Sulmona, top manager nella Iss energetiche, sarebbe anzi già di ritorno in Italia, dopo aver fatto tappa ad Abu Dhabi: negli Emirati si sarebbe dunque recato nell’assoluta legalità. Il suo sarebbe stato un fermo in stato di libertà, una sorta di segnalazione-denuncia, insomma, che non ha compromesso la sua libertà di movimento.
A Mosca Giovanni Di Massa era andato in vacanza e non per lavoro: nella capitale russa, infatti, ha diversi amici, anche perché lì ha lavorato per una decina di anni. Una meta che frequentava spesso, non ultimo durante le scorse vacanze di Natale, come si deduce dal suo profilo Facebook. Un legame che non è stato interrotto neanche dalla crisi internazionale e dai difficili rapporti politici e diplomatici che la Russia ha con l’Occidente dopo lo scoppio della guerra in Ucraina.
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