Si riapre il caso per la presunta violenza sessuale che sarebbe stata consumata in un hotel di Pescasseroli nell’agosto del 2019 e che vide finire agli arresti, per circa un anno, il presunto responsabile, Salvatore Amato, oggi trentunenne, di origini siciliane e che si trovava nella capitale del Parco d’Abruzzo per lavoro. Proprio nella struttura nella quale lavorava, secondo l’accusa, il giovane animatore avrebbe violentato per circa quattro ore una sua collega e sottoposto, una ventenne del Nord Italia.
Ieri la Corte d’Appello dell’Aquila ha accolto il ricorso fatto dalla procura di Sulmona, dopo l’assoluzione dell’imputato avvenuta nel luglio del 2020, disponendo che il prossimo 26 giugno venga sentita nuovamente la presunta vittima, giudicata inattendibile dal collegio del tribunale di Sulmona.
Secondo i giudici di secondo grado le contestazioni della procura potrebbero essere fondate e per questo ha disposto un nuovo interrogatorio della presunta vittima, per verificarne cioè il racconto e l’attendibilità.
La storia è quella che si era consumata nell’agosto scorso in un albergo di Pescasseroli, dove il giovane, capo animatore della struttura, avrebbe secondo l’accusa violentato brutalmente una sua collega e sottoposto appena ventenne.
Una violenza che sarebbe stata consumata nella stanza d’albergo riservata al personale al termine di una giornata di lavoro e di una serie di avance che il giovane faceva da giorni alla presunta vittima.
Dopo l’ennesimo rifiuto a consumare un rapporto sessuale, secondo l’accusa Amato avrebbe immobilizzato la ragazza, costringendola prima ad un rapporto orale e poi violentandola in un rapporto anale.
La ragazza si era recata al pronto soccorso di Avezzano dove erano state evidenziate le lacerazioni della presunta violenza. Il rapporto era finito così sul tavolo della procura di Sulmona che aveva subito avviato le indagini e chiesto e ottenuto la custodia cautelare del giovane siciliano, rimasto ai domiciliari fino alla pronuncia della sentenza di primo grado.
Per il giudici di Sulmona il fatto che in quattro ore di violenza nessuno si fosse accorto di niente nella struttura, rendeva poco credibile il racconto della ragazza.
La parola “ lacerazioni “ fa rabbrividire ! Chi doveva accorgersene ? Così si risale ad una violenza o attraverso una perizia medica ? Siamo ancora alla storia dei jeans anti stupro ? Ma vergognatevi !
Lo scandalo sta nella corte di appello di L’aquila…ci sono voluti quasi tre anni per esaminare un ricorso???
la magistratura è tutta un enorme scandalo…sono molto collusi,sono molto impreparati…è da RIFORMARE…Ma come vedete…è un potere che non vuole riformarsi..hanno preso una brutta deriva!!!!