Si chiama Distretto Italico e non solo perché è il primo in Italia, ma perché nascerà lì dove l’Italia “è nata”: a Corfinio, oggi, ci sarà la visita conclusiva della tre giorni (già passata a Raiano e Prezza) dei vertici degli investitori, australiani e giapponesi, per definire tempi e modi di realizzazione di un progetto ambizioso che prevede un investimento di oltre 100 milioni di euro e una ricaduta occupazionale, diretta e indotta, di oltre cento unità.
Una manna dal cielo per un’area depressa come la Valle Peligna che dal “cielo” si nutre: energia solare ed eolica per alimentare una fabbrica di idrogeno verde.
L’investitore principale è la Ige (Infinity Green Energy Spa) società aperta in Italia da un gruppo australiano e che vedrà la collaborazione della giapponese Renova, principalmente come fornitura di know-how. Colossi industriali coordinati dall’agenzia di sviluppo Abrex e che a Corfinio verranno a servizio di Etex (la ex Fargessi), azienda che produce cartongesso e che, alimentata a gas, ha risentito in modo particolare dell’impennata dei prezzi energetici nell’ultimo anno. E’ stata proprio la Etex a volere la svolta della sostenibilità e della produzione di idrogeno, innescando un investimento che promette una vera e propria svolta per il territorio.
L’obiettivo è proprio quello di abbattere i costi dell’energia, producendo appunto idrogeno verde in grado di alimentare una catena virtuosa e green. Oltre al solare e all’eolico, con la creazione di un parco energetico da 90 mwatt, infatti, il Distretto Italico (che si estenderà nei pressi della Etex fino a coinvolgere una parte dell’ex CocaCola) recupererà anche i vapori acquei prodotti dalla Etex e che oggi vengono dispersi dalle ciminiere per trasformarli in produzione di idrogeno.
A Corfinio nascerà anche il primo punto di rifornimento di idrogeno, unico per il Centro Italia, al servizio dei mezzi di trasporto con un sistema di logistica legato alla filiera dell’idrogeno.
Non è tutto: sui terreni utilizzati dal parco fotovoltaico, verranno attivate colture agricole che saranno favorite dalla produzione di energia verde, mentre sulle colonne del parco eolico saranno realizzate delle opere artistiche che saranno all’interno di un percorso turistico. Energia sarà fornita anche ai Comuni e la stessa Ige si farà carico di acquistare e-bike e realizzare punti informativi e turistici che i Comuni potranno dare in gestione a cooperative di comunità o altri soggetti e operatori del settore turistico.
Un modello pioneristico quello che nascerà in Valle Peligna, dove tra gli obiettivi c’è anche quello di realizzare un centro di ricerca che, in collaborazione con le università, valorizzerà la ricerca industriale e lo sviluppo sperimentale rendendo ulteriormente attrattivo il Distretto rispetto a nuovi insediamenti e alla nascita di startup di cluster. Non a caso all’arrivo dell’idrogeno potrebbe essere legato un altro insediamento industriale nei capannoni della ex Saba di Raiano.
Qualcosa in più di un “semplice” insediamento produttivo, insomma: una vera e propria destinazione di sviluppo.
Un mega consumo del suolo con pale eoliche, però edulcorate da opere d’artista.
Lo stesso vale per i terreni agricoli che di fatto scompariranno sotto i pannelli fotovoltaici, edulcorate dall’attivazione di coltivazioni agricole innovative “ favorite dalla produzione di energia verde”.
E da più di CENTO posti di lavoro.
E dall’acquisto di e-Nike.
E dalla creazione di cooperative di comunità per punti informativi e turistici.
E da un centro di ricerca universitaria a servizio dello sviluppo industriale e sperimentale.
E dalla nascita di startup di cluster.
Finalmente abbiamo svoltato verrebbe da pensare, poi guardo la foto di gruppo e le facce dei presunti investitori e mi vengono molti dubbi che non sia l’ennesimo drenaggio di soldi pubblici.
Chi vivrà vedrà.
Quindi non più dove Italia nacque bensi” dove idrogeno nacque.
Certo e’ che Corfinio con la sua storia meritava tutt’altro.
Pale eoliche,insediamenti industriali mal si combinano con la bellissima campagna e gli scavi archeologici rimasti incompiuti per il solito problema della carenza di finanziamenti dirottati altrove dove si recuperano e valorizzano siti e monumenti per incrementare cultura e turismo con ricadute lavorative senza stravolgere paesaggio ed ambiente.
Corfinio meritava tutt’altro; e’ l’ennesima occasione persa per il nostro territorio ma questa scotta un po’ di piu’per quello che Corfinio rappresenta nella storia non solo nostra ma di tutta l” Italia
Grazie a Dio nascerà qualcosa di bello ecologico e darà lavoro a tanti cittadini e famiglie. Ben vengano queste iniziative. Buon lavoro a tutti.
Ovviamente c’è da essere tutti quanti contenti (anzi: stracontenti) per Corfinio e per i circostanti centri peligni che vedono così crescere le possibilità di sviluppo e di occupazione con un’industria dalle rosee prospettive e dalle grandi potenzialità; un’industria che, oltretutto, non è (penso) affatto inquinante e, spero bene, non dovrebbe avere alcun impatto ambientale!
Però un pensiero mi passa per la testa.. Quale mai è la logica che induce il C.d.A. di una consolidata azienda di Perth, in Australia, a decidere in quale area del globo investire per impiantare un nuovo sito produttivo?
Fosse stato per me, pur se coinvolto da una azienda di Corfinio, una volta presa la decisione di investire in Italia, avrei cercato una città al centro della penisola, possibilmente non troppo distante dalla capitale, di medie dimensioni ma di respiro internazionale, con una consolidata vocazione industriale, sede universitaria (visto che, per quanto l’ articolo stesso riferisce, si intende “realizzare un centro di ricerca che, in collaborazione con le università, valorizzerà la ricerca industriale”) una città dunque già dotata di esistenti e primari centri di ricerca fisica, una città sede di quelle istituzioni governative e accademiche con cui, inevitabilmente, prima o poi, ci si dovrà interfacciare (per i progetti, le autorizzazioni, le joint-ventures.. ecc.).
Magari una città che abbia, per così dire, anche un certo “peso politico” (fattore che non guasta mai).
Poi, ovviamente, coi propri capitali si è liberi di fare quel che si vuole, liberi quindi di impiantare pannelli solari al circolo polare artico, di avviare la “catena del freddo” in pieno Sahara o di tentare colture idroponiche nel deserto di Atacama, in Cile, o sul suolo lunare!
Comunque: mille auguri alla I.G.E., a Corfinio e ai circostanti centri peligni!
Mingaver sci pesant, come si dice da noi, pesante e ridicolo nel tuo ostentato ruolo di provocatore finto-aquilano. Mi sembra che le ragioni della scelta siano ottimamente spiegate nell’articolo, per chi sa leggere ovviamente e non si ferma ai titoli.
Suggerisco ai commentatori di questa testata di ignorare questo troll da strapazzo
dillo! dillo! dillo! 😂😂😂
Per me è l’importante non toccare la nostra salute altrimenti ci pensi Dio.
Caro Mingaver ormai sei talmente scontato che quando leggo un articolo aspetto con ansia il tuo divertente commento, sei veramente simpatico.
Da provocatore dilettante stai diventando sempre più bravo.
Complimenti
Direi proprio il contrario:ormai i suoi commenti sono
utili a puerpere.
Mi son trovato trovato un lavoro. Ho già lavorato su impianto di produzione
Bene idrogeno e soldi a Corfinio. A Sulmona immondizia e gas bruciato negli impianti in costruzione. Ci manca l ossigeno da dare al sindachello di sulmona
Una piccola riflessione.
Sulla stampa locale dello scorso mese, abbiamo tutti letto dell’inserimento nel PNRR di tre impianti per la produzione di idrogeno in Abruzzo, a Gissi, Popoli e Vasto. Ora con fondi privati se ne annuncia un quarto a Corfinio. Qualche dubbio mi viene. Comunque benvenuti gli investitori, nella speranza però che non nasca qualche comitato NO IDRO.
a cavatitrill piov bev e va scintill e lu tatta de li giabon arruccus du giangiarell maloidà
Ecc n’atr pazz ! 😂😂
Titino, nen se capisc ma nu caxx de chel che dic.
Ect i mo che t poz fa s n cepisc eppur i parl ma magn allaracit d lu trmeun allucca a ess
Mingaver, con i tuoi commenti monotoni, stai contribuendo a far cascare, sempre di più sulle paxxe il tuo già poco simpatico capoluogo(si fa per dire).
Con un impianto che ha prodotto anche idrogeno a Bussi officine (pe) per cinquanta anni, con un sito pronto e sicuramente adeguato,con personale gia preparato in loco,,,, si va a Corfinio????.?
Mi sono chiesto perché una multinazionale australo-giapponese decida di investire a Corfinio, la periferia del nulla (senza offesa)…poi uno va a cercare i rischi correlati alla lavorazione dell’idrogeno e tutto diventa più chiaro. Qui ne parlano i Vigili del Fuoco:https://www.vigilfuoco.it/sitiSpeciali/GestioneSiti/download_file.asp?id=30833
Altro che centrale snam…
Leggo che la pressione massima di esercizio in un metanodotto può arrivare a 75 BAR. Nello stoccaggio e trasporto dell’idrogeno invece i valori sono enormemente più elevati, qui si va da 350 a 700 BAR. Cosa ne pensa il Comitato NO HUB?
Perché il sito di bussi è inquinato e l’acquirente si ritroverebbe sul groppone i costi di bonifica.Come già successo alla Solvay(alla quale era stata nascosta l’entità della contaminazione al momento della vendita).
P.S.
A Bussi si faceva il ciclo del cloro, e la produzione di idrogeno come combustione non c’è mai stata.
Stai facendo confusione.
Come fai a comprare lo stoccaggio per autotrazione con la un metanodotto?
Il GNC(GAS METANO COMPRESSO) per autotrazione è nel serbatoio a 350bar esattamente lo stesso dell’idrogeno per autorizzazione.
Di contro gli stoccaggi di metano per altri usi(cioè non sulla tua auto) sono a pressioni molto più basse, compromesso fra volume e quantità di materiale, esattamente come l’idrogeno, che può essere stoccato a pressioni molto più basse, con il conseguente compromesso fra volume e massa.
Esattamente come altri gas.
Poi se vuoi paragonare capra e cavol, un serbatoio a un condotto lungo decine di chilometri in piena zona sismica e che taglia parchi nazionali …
Forse è meglio una centrale di produzione di idrogeno purché con tutti i sistemi di sicurezza all’ avanguardia piuttosto che una centrale nucleare. L idrogeno serve anche per caricare le Fuel Cell. Batterie già conosciute ma ancora non ottimizzate per autotrazione.
Ai “pionieri della Valle Peligna” dedico un pensiero di Max Frisch: Volevamo braccia, sono arrivati uomini. Buon Lavoro
Per fortuna ci sono Imprenditori che vedono in questo territorio potenzialità ed investono. A proposito di questo progetto specifico mi sono sempre chiesto: come possono i nostri amministratori politici,di tutte le parti,a partire da quelli regionali, perché il progetto è di assoluta rilevanza,dicevo come possono costoro non volere fortemente una centrale di produzione di idrogeno a Sulmona,nel suo nucleo industriale infrastrutturato come pochi in Italia, nel territorio dove partirà il primo treno ad idrogeno d’Italia!!!! Capisco,anzi no,che il nostro Presidente regionale e la sua giunta debbano accontentare i loro amici sindaci di L’Aquila,Castel di Sangro, Pescara e via cantando ma voglio ricordare che ogni territorio di questa regione ha delle peculiarità, potenzialità e necessità di sviluppo e non si possono lasciare indietro questi territori che a livello locale sono governati da ” non amici”, perché chi chiede rispetto ed attenzione sono anche i cittadini di questi territori che,comunque,vi hanno votato e voluto al governo regionale. Mi auguro di partecipare ai prossimi incontri che farete a Sulmona in occasione della prossima tornata elettorale regionale per chiedevi ,a tutti sia ben inteso,di darci un solo motivo perché un cittadino di Sulmona debba votarvi. E state attenti a dirci di quello che farete perché dovrete dare molte più risposte a quello che non avete fatto, ed a quanto ci avete abbandonato. Meditate gente meditate
ovviamente prenderanno l’acqua dalle nostre falde pagandola niente
Aech lu metan a larilic a lu gabon d lu scialla’ a tradrill ric lic appic ect a lu piet fra
Bisognerà vedere di quale Idrogeno si tratta veramente se Green o Grigio, in quanto in Italia ad oggi il 96% degli impianti sono di colore Grigio.
L’idrogeno Verde è l’unico sostenibile perché viene ottenuto dall’elettrolisi dell’acqua alimentata da elettricità prodotta da fonti rinnovabili.
L’idrogeno Grigio, al contrario, utilizza fonti fossili, principalmente gas naturale, che producono emissioni di gas serra vanificando il suo impatto zero sull’ambiente.
mi sembra che l’articolo sia chiaro al riguardo
E’ vero eolico e solare, ma io nutro dei dubbi che questi rappresentino una parte, mentre per il resto si userà gas metano. Poi sarebbe da mettere in conto l’impatto visivo del parco eolico e solare. Staremo a vedere…!!!
E’ scritto anche questo. Ci appiccicano un adesivo e le pale eoliche scompaiono
Venite tutti a PIACENZA, per la fiera HdrogEn Expo 17-19 Maggio troverete nuove soluzioni per produrre Idrogeno verde.
Smettetela di piangervi addosso. Di queste iniziative ce ne vorrebbero altre in Abruzzo.
Come volevasi dimostrare. L’idrogeno non è una fonte di energia ma un vettore. L’unico effetto della sua applicazione è quello di spostare l’inquinamento dalla città alla campagna. Infatti a roma si entra con l’auto a idrogeno dal cui tubo di scappamento esce acqua distillata, mentre la produzione con tutto quello che comporta in termini di inquinamento e distruzione ambientale si fa nella nostra valle.
Speriamo che queata volta e la scelta giusta.Dio sia con il Corfinio