Dopo il tramonto rivedrai Caterina e il rugginoso braciere. Di nuovo lì, incendiare ceppi e incenso nello stretto quartiere della Trinità. Come tanto tempo fa. Con la brizzolata treccia attorcigliata sul capo e imprigionata dai ferretti. Mozze le mani, callose, segnate dalla terra secca scavata in Bonomini. Piegata dalla fatica, curva, piccola, più tosta dei candidi sassi della Maiella, la contadina di via Ciofano spuntava il venerdì santo davanti l’uscio di casa. Schiuso per l’arrivo dei confratelli. Fumo aspro, nero, s’alzava al dondolante passar del Figlio e della Madre. Fede di brace e lacrime devote che sono ancora in quel vicolo rosso.
I colorati petali del padre e il camice cremisi tutto il suo mondo. Onorato sacristano e signore solitario del giardino comunale, Antonio a Pasqua gettava il rastrello per impugnare la mazza. Per quattro lustri diede ordine e ritmo al corteo, per una vita acqua e sapienza alle aiuole fiorite. Un brutto accidente lo inchiodò su una sedia come Gesù sulla croce. Ma la maledetta vecchiaia gli lasciò il dono e la forza di salire in alto quando i fanali sfioravano le umide mura di via Corfinio: Ciacià accarezzava tremando le fredde ginocchia del Nazareno sdraiato sulla bara argentata. Prima di sparire per sempre dietro il portone di legno.
D’acciaio le pupille, quasi gelide come la disgrazia che ferì brutalmente le sue gambe. Fu così che la giovane dama seguì la Vergine nel dolore fino a quando resse la fatica del passo. Giuramento di sangue. Voto d’amore e gratitudine reso leggenda dal velo scuro di tulle che nascondeva il viso a sguardi pettegoli e tutta la avvolgeva fino al ventre. Come già fatto in ere più buie da Angela, Claudia e Francesca, ave contrite in preghiera. Nobile nell’anima e di schiatta, donna Assunta Maria Sardi De Letto. Vedova Mazzara. Per tutti la Prioressa dagli occhi azzurri.
Struscia lento il funerale di Yeshu’a per fregare le ore che marciano allo stesso ritmo senza perder fiato. Finge di invecchiare per essere immortale. Muta senza cambiare per ingannare gli anni che scorrono. Pare Achille il guerriero che non fa patti con gli uomini. Sono note ampie come l’ansia; calme, come il risucchio di leggera increspatura d’onda nella cala addormentata; pastose, come una tenerezza raffrenata da tempo e poi erompente. C’è un musical sentire nella marcia funebre che anche stasera darà il via alla Passione. Con una cadenza che rende naturale l’andare dei primi lampioni illuminati. Allora serra lo sguardo. Apparirà l’impossibile: il racconto ubriaco del nonno, la memoria arrubbata a un amico senza capelli. Facce che non ci sono più. Favole dolceamare, incastri del cielo, storie imperfette di peccatori. Di lucido raso come la processione del Cristo Morto.
Dylan Tardioli
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Scritti come questi sono un dono.
Semplicemente grazie.
“Noi siamo fatti di Pasqua”, la trovo una frase bellissima. È la speranza… l’ultimo brandello di forza, ottimismo, voglia di lottare. È il piccolo tesoro che rimane a ogni uomo, quando sembra di aver perso tutto. È la consapevolezza che dopo una pur lunga quaresima, la Pasqua, finalmente arriverà. Sulla base di questa certezza, auguro alla mia bellissima città di uscire al più presto da questo mesto cammino, intrapreso ormai da troppo tempo e di ritrovare forza e dignità. La forza per correre verso una primavera nuova, come la Madonna, verso il suo amato figlio. Auguro a tutti i sulmonesi, unità e un rinnovato spirito di armonia per riuscire insieme, di nuovo a correre verso un futuro migliore. La storia di questa città ci mostra che amici al di fuori non ne abbiamo, anzi, ma che anche da soli siamo bravissimi a farci del male. Buona Pasqua a tutti!
Leggere questo testo ha i meandri della mia memoria , e ringrazio. L’abitazione di Caterina era situata sopra la stalla che ospitava Pietro, un ciuco che non per caso si chiamava come il marito di Caterina . Tutti i giorni alle 7.10 precise passava ” lu Bucio”, un personaggio singolare con esperienze maturate in un circo e poi a Sulmona trasformatosi in coscienza sociale ; nel portare i giornali da “marchand de journaux ” si era mutato in una sorta di Pasquino ambulante , sagace voce critica sugli abitanti del quartiere. Quando passava ” sotto ” a Caterina lu Bucio cantilenava : ….e la mosca cavallina pizzica in culo Caterina..
Grazie per questo tuffo nel passato che ha nobilitato il mitico Antonio Ciacià che da solo faceva fiorire la nostra villa comunale.
Bisognerebbe resuscitarlo.
Buone feste di Pasqua
spero che un giorno questi articoli saranno raccolti in un libro, patrimonio di umanità, non solo di Sulmona. Perché Caterina, Ciacià e Prioressa sono caratteri di personaggi dell’Italia del Sud, magari con altri nomi. Bravi
Anch’io,come il prof.e credo molti altri,sarei felice di vedere raccolti in
Un libro tutti gli articoli di Tardioli.
E’un appello,che spero venga accolto.
Buona Pasqua a tutti
Articolo maestoso e commenti che rispecchiano l’amore per la Nostra Comunita’.Questa e’ la Splendia SULMONA…
Splendida..
Avvolti in un lucido raso come un suono, come la neve di joyciana memoria. Grazie.