Spunta un “omaggio” di Pasqua tra i rifiuti non proprio differenziati provenienti dall’Aquila: ieri mattina dai cassonetti del capoluogo è uscito, tra gli altri, un agnello. Non uno scarto di macelleria, ma un animale (morto) buttato intero così come era tra i rifiuti. Un rifiuto speciale, tecnicamente, che il Comune aquilano avrebbe dovuto smaltire tramite un servizio apposito per le carcasse (messo che al momento del conferimento fosse già morto), ma che è stato gettato invece tra i rifiuti “urbani” o almeno classificati come tali. Insomma non sarebbe bastato neanche il mastello dell’organico, che comunque gli aquilani non hanno.
Quanto basta perché partisse all’indirizzo dell’Asm, che gestisce il servizio, una formale contestazione e contestualmente una segnalazione alla Asl per le dovute sanzioni.
Non è la prima volta che i rifiuti del capoluogo arrivano all’impianto Tmb di Sulmona fuori dai parametri conferibili: abbastanza spesso, a dire il vero, perché si possa contestare alla partecipata aquilana una violazione contrattuale che andrebbe a vanificare tutte le rivendicazioni tariffarie che pure Asm ha avanzato.
L’agnello pasquale, questa volta in senso figurato, non è stato digerito al momento neanche dai sindaci soci, che ieri sono tornati a riunirsi in delegazioni di parti avverse. La fumata nera dagli uffici Cogesa disegna nuvole di tempesta: le parti in realtà hanno condiviso la necessità di fare un bando pubblico per il direttore e l’amministratore unico, solo che non c’è accordo su chi dovrà condurre la società partecipata lungo questo percorso. I sindaci dissidenti, in nome di un’onta da risarcire, pretendono che torni in sella l’ex Cda per lo stretto tempo necessario, sperando che non sia come l’ultimo impegno alle dimissioni preso dai tre. Gli altri, quelli che hanno voluto e votato Gerardini, ritengono al contrario di non dover fare passi indietro, soprattutto se dietro c’è il baratro. La trattativa va avanti: appuntamento a lunedì prossimo per una nuova trattativa, anche se, a questo punto, sembra più facile e vicina la decisione dei giudici che quella della politica.
Ieri il tribunale davanti al quale si discuteva la legittimità della revoca per giusta causa (procedimento intentato dall’ex Cda), il giudice ha deciso di prendersi tempo fino al 5 aprile che, non a caso, coincide con la data per la sentenza dell’altro ricorso, quello cioè sulla legittimità della delibera di revoca. Due procedimenti nei fatti riuniti e il cui esito segnerà verosimilmente la parte vincitrice e quella soccombente. Se prima non soccomberà la società partecipata, che rischia di essere il vero agnello sacrificale.
E’ ora che L’Aquila si faccia la sua discarica e tenga la propria merda lontano da Sulmona.
E’ ORA CHE CERCHIAMO DI CAMBIARE PROVINCIA.
Grande Viceversa….
Bisogna ridimensionare immediatamente questa discarica, altrimenti tutta la classe politica del territorio non sarà più credibile… a cominciare dal rifiutare, e quindi non rinnovare, il conferimento dei rifiuti del territorio aquilano.
Riconvertire la discarica esclusivamente al servizio dello smaltimento e recupero dei rifiuti prodotti nell’ambito dell’areale della Valle Peligna… chi è, o meglio, chi sono i responsabili che hanno progettato e pianificato la realizzazione di questa “ PIOVRA “ tentacolare inquinante e puzzolente, trasformando una piccola società territoriale in una S.p.A. con la prospettiva di farla diventare la più grande discarica del centro Italia?
Confermo quanto scritto tempo fa, lasciate perdere la MATRIGNA C’è tutto da perdere.
Per rispondere a viceversa: ne’L’Aquila ne Pescara, ma il Centro Abruzzo con Sulmona capoluogo.
Basta padroni!
Noi SULMONTINI dobbiamo lasciare la Matrigna perché le nostre origini che risalgono con la caduta di Troia ,non devono competere con quelli che le origini sono di ieri (770 anni fa).
Perfettamente in sintonia con Viceversa. Rispondo ad Ezio :bisogna essere più realisti e meno idealisti e sognatori.
Il Centro Abruzzo come nuova realtà amministrativa autonoma è una battaglia di giustizia, non di campanile.
Egregio M.P.,
E’proprio in virtù di questa mentalità rinunciataria e poco disposta a far valere i propri diritti e a trasformare il sogno in realtà tipico di alcuni
Molti peligni che, purtroppo, i sogni restano tali e le altre realtà territoriali ne approfittano.
Finiamola nel perseverare con il nostro modo di ragionare da sudditi sempre alla ricerca di un nuovo padrone e diventiamo protagonisti della nostra storia; alla nostra splendida Sulmona
non mancherebbe nulla per trasformare il sogno in realtà se solo noi cittadini lo volessimo veramente.
Sarebbe il massimo ma credo sia una strada impraticabile .
..mi correggo.
Molti e non alcuni..purtroppo.
Ma voi state a pensare al Cogesa???!!!!! Macchissene…è morto quel povero cucciolo, magari la madre lo sta cercando disperata(oltre alla barbaria che viene fatta ogni santa Pasqua…) penso al grido di dolore di quei poveri agnelli, come lui, che invece di finire sulle tavole è finito in discarica come un oggetto che non serve più. Riposa in pace piccola creatura e perdona la bestialità degli uomini…
Cara Naditza questa e’ un’altra storia
Caro Viceversa, l’impraticabilita’ di cui parli è un limite mentale che ci siamo imposti per delegare ad altri la soluzione dei nostri problemi e lavarci la coscienza.
Pensare che aderire alla provincia di Pescara si traduca nella automatica soluzione dei nostri problemi è una pia illusione oltre che una modalità di ragionamento,perdonami,
ma troppo semplicistico.
Se non ci rialziamo le mutande da soli stai tranquillo che non c’è le rialzera’ nessuno.
Ma se c’è tanta voglia di cambiare provincia ovvero diventare provincia perché i sulmonesi non arrivano le procedure amministrative previste cominciando da un referendum necessario e propedeutico? Comunque ogni mattina ne incontro di imprese, artigiani e fornitori sulmonesi che vanno a lavorare per il terremoto a l’aquila…. Un po’ di coerenza !!!
Ripeto un commento già fatto tempo fa.. Magari “ripetita iuvant” anche con le teste dure di Sulmona.
Questa storia che di tanto in tanto si sente da queste parti secondo cui Sulmona dovrebbe lasciare la provincia dell’Aquila per passare a quella di Pescara mi fa sorridere e mi fa anche stizzire.
PELIGNI SIETE E PELIGNI RESTERETE!
Chi fomenta quest’assurdità non ha alcuna cognizione di storia, di geografia e di procedure.
Nel 2009 taluni comuni della Val Marecchia (Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, ecc.) lasciarono la provincia di Pesaro e Urbino e passarono a quella di Rimini, cambiando, nel loro caso, non solo provincia ma addirittura Regione.
La modifica era il seguito di un referendum tra i residenti che aveva avuto esito decisamente positivo e riportava in Romagna comuni storicamente e culturalmente romagnoli. Tant’è che il passaggio fu confermato dalla Corte Costituzionale respingendo il ricorso della Regione Marche che si opponeva al passaggio.
Nel caso di Sulmona, quand’anche vi fosse un referendum, innanzitutto l’esito sarebbe certamente negativo; ma quando pure – per assurdo – fosse positivo sarebbe ininfluente poiché mancano i presupposti storici, geografici e sociali per giustificare tale passaggio.
Senza considerare che Sulmona è uno dei tre soli comuni, assieme ad Avezzano e Celano, con una popolazione superiore ai 10mila abitanti e già questo renderebbe assolutamente improponibile il distacco dalla provincia dell’Aquila!
Già nel 1927 ci fu una decurtazione (Bussi e Popoli passarono appunto dalla provincia dall’Aquila a quella di Pescara); ma allora c’era il duce. È una pia illusione pensare che la storia si ripeta con Sulmona! Quindi mettetevi il cuore in pace e cercate di risolvervi i problemi del paesotto senza cercare colpe altrove!
Mingaver a voi ci pensa la Grande Pescara
Sig. Mingaver la differenza sostanziale tra Pescara e l’aquila è la stessa che passa tra una Stella (Pescara) e un pianeta (l’aquila)
Repetita, non “ripetita” iuvant. Se il latino non lo avete studiato, evitate di storpiare le locuzioni latine per fare i pavoni. Grazie.
Il problema non è chi comanda ma chi obbedisce. Smettiamola di piangerci addosso. Rimbocchiamoci le maniche ed organizziamoci per difendere il nostro territorio, piuttosto. Se non lo fanno i cittadini non lo fa nessuno.
E il latinista minghiavera continua a parlare male della sua città:Sulmona.
(a suo dire).