Quasi mezzo punto percentuale in più della media nazionale: la vocazione turistica dell’Abruzzo è sempre più marcata, se è vero che il settore occupa il 7,1% dei lavoratori, a fronte della media italiana che si attesta al 6,7%.
E’ quanto emerge dal report “Potenzialità e prospettive della filiera turistica abruzzese”, curato dalla Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo e presentato ieri a Montesilvano.
Secondo le rilevazioni di Unioncamere-Movimprese, sono oltre diecimila le imprese attive nel 2022 nel settore turistico in regione. I flussi sono costituiti per quasi il 90% da presenze di italiani, caratteristica che ha consentito una maggior tenuta durante la crisi pandemica. Per la stagione 2022 appena conclusa, i dati provvisori sulle presenze turistiche in Abruzzo nel periodo gennaio-agosto 2022 registrano un aumento di circa il 16% di presenze e del 17% in termini di arrivi.
Un trend di crescita che sembra essere confermato anche per il 2023, dove i numeri di prenotazioni per il primo semestre confermano come l’Abruzzo sia sempre più una meta da scoprire, anche e soprattutto fuori dai tradizionali flussi stagionali. Una spinta che viene anche e soprattutto dalla diversità dell’offerta, dei paesaggi e dello stile di vacanze che è possibile fare nella nostra regione, tra parchi, mare, esperienze enogastronomiche.
Un settore dove si investe e nel quale gli investimenti nel digitale sta dando maggiori risultati: un turismo che, insomma, si deve adattare anche alle nuove “guide” di viaggio, con utenti sempre più connessi e sempre più indirizzati dalla Rete.
Non mancano certo le criticità, primo fra tutti il reperimento della manodopera che costringe gli operatori spesso a fare salti mortali per poter garantire il servizio.
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