Quindici associazioni unite contro il metanodotto Snam. Un muro di ragioni, di carattere economico, tecnico e ambientale, è stato innalzato come ultima barriera per opporsi al gasdotto Sulmona-Foligno. A urlare all’unisono “no” contro l’opera sono le associazioni Campagna “Per il Clima, Fuori dal Fossile”, Coordinamento “No Hub del Gas”, Forum Italiano Movimenti per l’Acqua, Comitati Cittadini per l’Ambiente di Sulmona, Italia Nostra Abruzzo, Lega Italiana Protezione Uccelli del. Abruzzo, Associazione Salviamo l’Orso, Stazione Ornitologica Abruzzese, Adiconsum Pescara, Mountain Wilderness Abruzzo, Associazione per la Tutela degli Uccelli Rapaci e dei loro Ambienti, Ass. Dalla Parte dell’Orso, CovaContro, Centro Documentazione Conflitti Ambientali e la Confederazione Cobas.
Nel dossier inoltrato ad Arera (Autorità per l’Energia che aveva richiesto un’assemblea pubblica per valutare l’effettiva utilità dell’opera) compaiono i soliti cavalli di battaglia su cui si fonda la lotta alla Snam nel territorio peligno (e non solo). Dall’inutile, a detta dei comitati, sovraccapacità di fossile in Italia ai costi economici, fino alla devastazione del patrimonio naturalistico dell’Abruzzo.
“Nel 2024 – scrivono i Comitati per l’ambiente – con il potenziamento dei rigassificatori esistenti e l’arrivo dei nuovi a Piombino e Ravenna, mantenendo sia i punti di importazione a nord e sud, si arriverà a una capacità di importazione complessiva di ben 105 miliardi di metri cubi di gas. Snam nei propri bilanci nel 2006 prevedeva che l’Italia avrebbe raggiunto ben 106 miliardi di metri cubi di consumi nel 2015. A consuntivo possiamo dire che era una previsione del tutto fantasiosa (eufemismo), visto che nel 2015 ne abbiamo consumati 67,5 (-36% rispetto alla previsione). Nel 2022 sono stati consumati solo 68 miliardi, nel 2021 invece 76. L’anno di picco è stato il lontano 2005 con 86 miliardi. Il calo dei consumi fa sì che non esiste alcun problema nell’affrontare eventuali picchi giornalieri di richiesta”.
Ai calcoli errati di Snam e Terna, vista la riduzione dei consumi, si aggiunge anche il boom delle energie rinnovabili, apparentemente meno costose del metano. C’è poi, da considerare, anche l’impatto ambientale. Non di certo un aspetto secondario per un territorio come quello abruzzese, costellato di parchi.
“Nel dossier – concludono i comitati – si evidenzia che l’analisi costi-benefici ha escluso completamente i costi ambientali, evitando di conteggiare il costo delle emissioni di gas clima-alteranti come metano e CO2 connesse al nuovo gasdotto. Così non sono stati considerati i costi dell’impatto sulla biodiversità: basti pensare che la centrale di Sulmona dovrebbe essere realizzata in un’area importante per l’Orso bruno come certificato da ben due parchi nazionali”.
Un plauso alle Associazioni che non demordono nella guerra ai progetti Snam con dati di fatto incontestabili circa consumi e riserve accantonate.Mi preoccupa certo silenzio:ci siamo tanto abituati ai soprusi che li accettiamo supinamente fino a non parlarne piu’:e se collegassimo il problema Snam ad una partita di calcio? Penso che ci troveremmo alle prese con una rivoluzione..popolare e molti avrebbero detto la loro:invece silenzio:forza Sulmona.
apprezzo tantissimo ‘a detta dei comitati’… per il resto solo fatue invenzioni che, per fortuna, lasciano il tempo che trovano.
Adesso aspettiamo le controdeduzioni alle osservazioni fatte (se pur verranno ritenute idonee ad una risposta!) poi dall’ARERA e quindi incominciamo a capire chi ci capisce di questa materia!
se poi non vi piace il risultato della consultazione pubblica non incominciate a dire che l’ARERA è corrotta, venduta, come la SNAN, l’ENI TERNA, il Governo e l’Europa che ritengono l’opera strategica, ecc ecc
poi BASTA EH!
“A detta dei comitati” significa che i dati sono tratti esclusivamente da quelli forniti dalla Snam e dal governo e dimostrano che l’opera è inutile.
Aggiungete anche la sedicesima: Bicincontriamoci Sulmona
E Associazione Movimento Zoé
Mi piacerebbe tanto che questo metanodotto non venga costruito, così come mi piacerebbe capire quali sono le ragioni che portano il signor SI_HUB a difenderlo così strenuamente visto che, in alcuni commenti da lui stesso scritti, mi sembra di ricordare che sia pure di Roma.
Infine teniamoci pronti ad altre contestazioni visti gli accordi appena siglati dalla premier Meloni in Algeria
Il metanodotto non serviva fintanto il gas ci arriva (arrivava) dalla Russia, ma visto come è andata a finire, per una diversificazione degli approvvigionamenti europei, l’opera è certamente strategica in quanto consente di trasportare il gas dal nord Africa al nord Italia e rifornire in parte anche il resto dell’Europa vista la posizione strategica del nostro paese rispetto le nuovi fonti.
Sig. Realista, a me sembra che lei fa il copia e incolla delle tesi dell’Eni, che però non stanno in piedi. Nell’anno appena concluso l’Italia ha consumato ben 8 miliardi di metri cubi di gas in meno, passando da 76 del 2021 a 68 del 2022. Inoltre, non solo ha sostituito attraverso altre fonti di ingresso i quantitativi non importati dalla Russia, ma il gas è avanzato al punto che sono stati esportati, per la prima volta in assoluto, verso altri Paesi 3 miliardi e 200 milioni di metri cubi. Quindi, all’Italia il gas non manca perché è il Paese, in Europa, che ha la più ampia diversificazione delle fonti di ingresso (5 metanodotti e 3 rigassificatori). Le esportazioni di metano sono sempre state molto modeste, non hanno mai superato 1 miliardo e 500 milioni di mc, e non è con questi numeri che l’Italia può coltivare la velleità di diventare un hub del gas. Del resto i dati ufficiali di Snam lo confermano che non c’è spazio per le esportazioni. Al 2030 Snam prevede di importare da sud dai 37 ai 44 miliardi di metri cubi, ovvero meno di quanto importiamo oggi. Con che cosa farebbe l’hub, con i fichi secchi?