Caso Amorosi: “Sentenza errata”, la procura ricorre in Cassazione

Una sentenza erronea, che va annullata, per “violazione ed erronea applicazione delle legge processuale penale” e per “manifesta illogicità”. La procura della Repubblica di Sulmona non condivide e impugna davanti alla Corte di Cassazione, la sentenza con cui il giudice per le indagini preliminari Giovanna Bilò ha prosciolto il 21 settembre scorso dalle accuse di peculato, falso in atti pubblici, usurpazione di funzioni e appropriazione indebita, i nove imputati del processo Amorosi. E cioè l’ex dirigente prestato dalla Provincia Tiziano Amorosi, l’ex sindaco Fabio Federico, l’allora assessore Mauro Tirabassi, le due ex segretarie Angela Graziani e Franca Colella, la dirigente Filomena Sorrentino e le funzionarie Elisabetta Salsedo, Fragolina Di Ianni e Stefania Spinosa. Tutti accusati a vario titolo di aver favorito, predisponendo e falsificando atti, l’indebito arricchimento dell’ex dirigente a scavalco Tiziano Amorosi, consentendogli, eludendo il vincolo del compenso onnicomprensivo, di percepire circa 80mila euro in tre anni (dal 2011 al 2013) che non gli erano dovuti.
In particolare la procura contesta come il giudice non abbia tenuto in conto il fatto che Amorosi non era stato autorizzato dalla Provincia, come prevede la legge, a ricoprire la reggenza del secondo settore (finanziario e contabile), per il quale venne retribuito a parte, ma solo del primo (amministrativo e legale). “L’amministrazione provinciale dell’Aquila avrebbe dovuto con l’autorizzazione allo svolgimento dell’incarico, e contestualmente all’emissione della stessa, procedere alla collocazione dell’Amorosi in aspettativa senza assegni – spiega la procura – cosa che non è avvenuta come risultante dagli atti”. “Il presupposto, dunque, dal quale muove il complesso quadro accusatorio non è affatto erroneo come dichiarato dal giudice – continua la procura – ma giuridicamente fondato oltre ogni ragionevole dubbio e documentatamente provato”.
La vicenda, insomma, non è chiusa: ora spetterà alla Corte di Cassazione, o laddove si dovesse reputare competente la Corte d’Appello, decidere se annullare la sentenza di proscioglimento e portare a giudizio gli ex imputati eccellenti del Comune di Sulmona.

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