Una regione di pensionati: è quanto emerge dagli ultimi dati della Confederazione artigiani, secondo cui al primo gennaio 2023 le pensioni erogate in Abruzzo hanno superato di quasi il 5% gli stipendi erogati nel settore dei lavoratori autonomi e dei dipendenti occupati. In particolare sono ben 33mila in più i pensionati in Abruzzo, rispetto a chi lavora: 517mila assegni di pensionamento, rispetto ai 484mila lavoratori attivi.
La situazione più evidente è nella provincia dell’Aquila, segno che a soffrire di più dell’invecchiamento e dello spopolamento sono le aree interne: qui infatti sono 122mila le pensioni erogate a fronte di 109mila stipendi. Nel chietino, che segue a ruota, è di 11mila unità la differenza tra chi percepisce una pensione (150mila) e chi un reddito da lavoro (139mila). Quindi la provincia di Pescara con 122mila pensioni a fronte di 117mila buste paga e il teramano, dove la differenza è di poco inferiore, ovvero con 4mila redditi in più per i pensionati (123mila), rispetto ai lavoratori (120mila).
Numeri che dimostrano e confermano come l’Abruzzo sia una regione sempre più proiettata verso l’invecchiamento, a causa da una parte della denatalità, dall’altra del fenomeno migratorio.
Entrambi segni di un futuro incerto e della mancanza di attrattività professionale sul territorio.
E nelle varie regie, ai vari livelli, nessuno che se ne occupa.
O meglio “se e quando” se ne occupano, si “sposta il problema fuori dal proprio giardino”, tanto c’è tempo per morire… prima la pecora dopo l’agnello!
La vallata e il circondario è stata politicamente predestinata!