Un vero e proprio tracollo nell’occupazione per l’Abruzzo che, secondo uno studio fatto da Aldo Ronci, registra nei primi nove mesi del 2022 un calo di ben 39mila unità. Un flessione impressionante, pari al 7.7% a fronte di un andamento nazionale che, al contrario, ha registrato un incremento dello 0,9%.
“E’ il peggior risultato degli ultimi dieci anni – avverte Ronci -. Anche la disoccupazione registra dati allarmanti con un incremento di 3.000 disoccupati pari al 7% con una tendenza opposta a quella nazionale che ha segnato un decremento del 15,5%. Tale incremento è in controtendenza con quasi tutte le altre regioni italiane nelle quali i disoccupati diminuiscono e posiziona l’Abruzzo al terzultimo posto della graduatoria nazionale”.
Non è l’unico segnale, purtroppo, che in Abruzzo le cose non vanno: le imprese hanno fatto registrare un incremento di appena lo 0,18% in questi primi tre trimestri, ovvero un terzo di quanto invece si è registrato nel resto del Paese (0,18%), con l’export che ha segnato una flessione dello 0,4% a fronte di un incremento nazionale del 21,2%. Quanto basta, per quest’ultima voce, per far precipitare la nostra regione al penultimo posto nella graduatoria nazionale.
Secondo Ronci il crollo è dovuto ad un problema strutturale dell’impresa abruzzese, basata al 96% su piccole e micro imprese, con scarsa propensione all’innovazione e alla competitività, imprese sulle quali, evidentemente, il caro energia ha dato un colpo duro da assestare.
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