C’è la gara per la fornitura dei farmaci, quella per i servizi assicurativi, quella per il servizio di pulizia e quella per il servizio di refezione scolastica, e quella, ancora, per l’accertamento e riscossione dei tributi minori, “tutte di rilievo comunitario”, sottolinea il consigliere Bruno Di Masci, tutte gare che il Comune non potrà fare.
Lo scioglimento della Centrale unica di committenza, che diventerà operativa alla fine del mese, apre un problema nel problema a palazzo San Francesco: lo aveva già scritto Il Germe, lo ha ribadito con una lettera riservata il segretario comunale Francesca De Camillis al sindaco, e ora lo mette nero su bianco in una interrogazione il consigliere Bruno Di Masci.
“Lo scioglimento della Centrale unica di committenza – scrive Di Masci – porta alla non realizzazione, almeno per quest’anno, dei lavori pubblici, previsti dal programma triennale 2017-2019 con il relativo cronoprogramma degli interventi 2017, approvati dal consiglio comunale del 22 aprile 2017”.
Un problema non da poco, per una città che già si muove come un bradipo, quando si muove, sul tema delle gare d’appalto.
Un problema che, però, non è solo di natura tecnica, ma anche politica: “Rimane la profonda lacerazione del nostro territorio – continua Di Masci – con la rottura di un patto istituzionale (quello con Pratola in particolare, ndr) che durava da tanti anni”.
E’ stata l’uscita di Pratola, a luglio scorso, a sciogliere nei fatti l’organismo che potrà ricostituirsi non prima di gennaio, quando cioè verosimilmente potranno entrare in convenzione con Sulmona, Prezza e Roccacasale che, a loro volta, sono uscite dalla Cuc delle Terre dei Peligni.
Fino ad allora, di gare d’appalto Sulmona non potrà farne. Anche volendo.
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