L’export abruzzese è in stagnazione. Ad affermarlo è il report nato dall’ultimo studio eseguito da Aldo Ronci per la CNA Abruzzo. La crisi perdurante dell’automotive, che per l’Abruzzo è la punta di diamante delle esportazioni, accresce e dilata all’inverosimile le distanze tra Abruzzo e resto dell’Italia e a poco servono alcune buone performance di altri settori.
Guardando i dati sui primi nove mesi dell’anno, mentre il Belpaese tra il 2018 e il 2022 ha vissuto
un incremento addirittura del 33,9%, nello stesso periodo l’Abruzzo procede a passo di lumaca,
con un modestissimo aumento dell’1,4%, pari a 92 milioni di incremento assoluto. Dati che piazzano la regione al penultimo posto in Italia, con una crescita 24 volte inferiore.
“Lo stesso andamento si registra nei primi nove mesi del 2022, rispetto ai primi nove dell’anno precedente – spiega Ronci – con l’Abruzzo che viaggia con un modestissimo incremento dello 0,4%, a fronte di un ben diverso dato nazionale del 21,2%». Numeri, insomma, neppure lontanamente
paragonabili. Senza voler girare intorno ai dati, è la crisi dell’automotive a fornire la chiave di lettura del
momento che stiamo attraversando come regione: «Nei primi 9 mesi del 2018 l’export abruzzese è stato pari a 6 miliardi e 519 milioni, nello stesso periodo del 2022 ammonta invece a 6 miliardi e 612 milioni, registrando in quattro anni, un incremento di appena 92 milioni. Cifra che in percentuale è pari all’1,4%: un dato deludente, dovuto proprio alla crisi dell’automotive”.
“In un anno – prosegue Ronci -, tra 2021 e 2022 il settore ha perso per strada 737 milioni, pari al 23,5%, ovvero un quarto del suo valore, mentre l’Italia cresce di oltre il 10%”.
Un dato che sul piano territoriale incide sul chietino – in cui hanno casa le principali attività di produzione del comparto – che nello stesso arco di tempo flette di 425 milioni (-9,8%). Il tutto a fronte, invece, di incrementi abbastanza consistenti sia nell’aquilano (+205 milioni; 27,3% di incremento) che nel teramano (+244; 22,3%), con il Pescarese a “crescita zero”.
La crisi del comparto di produzione dei mezzi di trasporto finisce per far passare quasi inosservate le soddisfacenti performance registrate tra gennaio e settembre dagli altri settori: così è per i prodotti chimici (+144), il tessile-abbigliamento (+97), gli articoli in gomma e plastica (+104), gli articoli farmaceutici (+153) e quelli in metallo (+124). Dati che pongono alcuni di essi (chimica; tessile-abbigliamento) in vetta alla graduatoria nazionale.
Modeste, infine, pur con il segno positivo, le variazioni del comparto alimentare: le esportazioni di vino crescono per più di 15 milioni di euro, la pasta di 47 milioni, olio 3,3 milioni.
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