Tra perbenisti e benpensanti, Don Giovanni sfida il Caniglia

Se il burlesque ha scandalizzato qualcuno a Sulmona, così alla cena del Lions una decina di giorni fa, c’è da non raccomandare a quei quattro “benpensanti”, come li ha definiti l’attrice Giulia Di Quilio, lo spettacolo che questa sera andrà in scena al Caniglia.

Il “Don Giovanni a Soho” per la regia di Gabriele Russo, infatti, è un’opera che non fa sconti al perbenismo e sbatte in faccia al pubblico tanti “fuck” – dalla traduzione della messa in scena di Patrick Marber (premio Oscar per Closer) da cui è tratto, – quanta è l’ipocrisia della borghesia di oggi.

Don Giovanni, dopo quattrocento anni dal grembo dello sfrontato Moliére, diventa un dj che vive nel quartiere a luci rosse di Londra, tra prostitute e senza moralismi.

Un antieroe che non può che suscitare simpatia, se non altro per il suo schietto stile di vita.

Una scenografia roteante e un cast di dodici attori che si muovono in continuazione a ritmi serrati: una fatica che Gabriele Russo, il cui fratello Daniele interpreta Don Giovanni, ha voluto riprendere a Sulmona dopo l’interruzione causa Covid dello scorso anno. Di fatto quella di oggi è una prima del nuovo tour, con nuovi attori e rinnovata determinazione, quella, innanzitutto, di rivolgersi ad un pubblico giovane, missione che il teatro Bellini di Napoli, che lo ha prodotto, si è ormai dato da tempo.

Sulla stessa scia, ora, l’associazione Meta strizza l’occhio ad un pubblico che sta cercando di crescere e formare e dopo il sold out dell’esordio con il Malato Immaginario (sempre di Moliére), stasera, se non il bis, spera di andarci vicino.

Tra i velluti rossi si va alle ore 21.

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