L’alternanza scuola/lavoro introdotta dalla Legge 107/2015, più comunemente chiamata “Buona Scuola”, resta un chiaroscuro sul quale vogliono fare chiarezza gli studenti del Collettivo Studentesco Sulmona. Venerdì 13 alle ore 17:30 in Piazza XX settembre terranno infatti un incontro pubblico sul tema, inserito nell’ambito della mobilitazione “È il nostro tempo”, organizzata dall’Unione degli Studenti, che prevede una giornata di scioperi, cortei, manifestazioni, flash mob e conferenze.
L’alternanza scuola/lavoro in concreto è un’esperienza lavorativa extrascolastica, che i ragazzi fra i 15 e 18 anni devono sostenere durante la loro carriera scolastica. Si tratta di tirocini, stage, corsi e collaborazioni da fare negli ultimi 3 anni con aziende o enti accreditati per un monte ore complessivo di 200 nei licei e di 400 negli istituti tecnici. Il fine ultimo di questa esperienza è quello di avvicinare il mondo della scuola a quello del lavoro, facendo fare agli studenti delle esperienze “on the job”.
I ragazzi del Collettivo di Sulmona hanno raccolto diverse testimonianze a riguardo e spesso non sono positive, anche se non ci sono veri e propri casi di sfruttamento come spesso ci si trova a leggere sulla stampa nazionale. “Le ore sono tante, le occasioni di alternanza per i ragazzi soprattutto del liceo sono quelle che sono – dice una ragazza – spesso ci ritroviamo a partecipare ai convegni, a fare il servizio d’ordine negli eventi della scuola e quello ci vale come alternanza. Ma sono soluzioni rattoppate, che non hanno nulla a che vedere con il lavoro”.
Un altro ragazzo racconta di essere stato a Boston a presentare il “Certamen Ovidianum” e questo gli è valso ben venti ore di alternanza, un altro ci racconta di aver fatto un corso con un’associazione di volontariato durato tre mesi con incontri settimanali di tre ore e alla fine gli è valso 100 ore di alternanza.
Altre occasioni ambite, come le collaborazioni con le testate giornalistiche, hanno pochi posti a disposizione e la selezione avviene tramite la media scolastica e in questo gli studenti ravvedono una discriminazione: “Se uno studente è interessato a fare un’esperienza lavorativa e non glielo permetti perché non ha i voti alti compi una discriminazione e una scorrettezza perché magari quello studente è davvero interessato a fare quel lavoro”. Infine in alcune scuole, quando il pomeriggio gli studenti fanno l’alternanza il giorno dopo non vengono giustificati dai compiti “questo è un grosso problema, immagina chi viene da fuori che torna a casa alle 21 e deve mettersi a fare la versione o le funzioni”.
Insomma l’alternanza in alcuni casi potrebbe essere una buona occasione, ma la situazione del mondo del lavoro, soprattutto in contesti come il nostro è deteriorata e non ci sono occasioni “accattivanti” a disposizione per tutti. Sicuramente l’alternanza imperfetta che i ragazzi stanno vivendo servirà a metterli in guardia sin da subito e a fargli capire che avranno presto a che fare con un mondo del lavoro inselvatichito, precario e generalmente in crisi.
Savino Monterisi
mi sembra però di capire che gli interlocutori-controparti degli studenti sono in questo caso gli Istituti Scolastici di appartenenza, che non mettono in campo percorsi credibili o stabiliscono criteri discriminanti di partecipazione al mondo del lavoro. La piazza intendiamoci può essere un luogo per manifestare le proprie insoddisfazioni, ma le rivendicazioni “concrete ” dovrebbero essere rivolte a chi quei percorsi li decide, li programma e li gestisce, magari in modo non partecipativo.
Non capisco dove sta il problema. Tolto i casi di vero sfruttamento che però per esperienza posso dire di non aver incontrato qui né in altre città vicine, tutto deve essere preso come esperienza utile. Da noi per esempio servirà a far capire ai ragazzi che quello che al momento c’è qui in Valle sostanzialmente non è “lavoro” perciò un domani, quando finirà la scuola, avranno già le idee chiare su cosa fare.
Per quanto riguarda gli orari non credo che una versione o una funzione alle 21.00 possa creare degli scompensi fisici o emotivi.