Non uno, non due ma ben tre telefoni cellulare sono stati trovati in possesso di un detenuto all’interno del carcere di Sulmona. I dispositivi di comunicazione sono stati rinvenuti nella cella del detenuto a seguito di una perquisizione svolta dagli agenti di polizia penitenziaria in servizio presso la casa circondariale di via Lamaccio.
A seguito del ritrovamento dei tre telefoni, già cosa di per sé grave per un detenuto, il carcerato ha dato in escandescenza e si è ribellato agli agenti. Una furia tale da mandare i cinque in ospedale, di cui uno colpito violentemente sul volto e per il quale si sta svolgendo tutt’ora la diagnosi. Nell’ultimo periodo, all’interno dell’istituto di detenzione sulmonese, sono stati ritrovati circa 20 telefoni cellulari. Segno di una vera e propria falla del sistema carcerario, che mette in pericolo sia gli agenti penitenziari, sia la comunità.
Già, perché mantenere viva la comunicazione con l’esterno significa, specie per i detenuti per mafia, continuare le operazioni di criminalità organizzata da remoto.
Non si riesce ancora a capire come il detenuto sia venuto in possesso dei telefoni cellulare. Le ipotesi sono varie, e tra esse si figura anche un recapito tramite droni aerei. Un fatto che non sarebbe nuovo tra i cieli abruzzesi, visto che nel novembre dello scorso anno la medesima tecnica fu attuata nella casa circondariale di Lanciano, dove si tentò di introdurre 22 telefonini in questo modo.
“La situazioni delle aggressioni nelle carceri è drammatica – commenta Mauro Nardella -. Nell’ultimo anno si sono verificate circa 1.700 aggressioni ai danni degli agenti di polizia penitenziaria. Il problema è legato, ovviamente, al personale. Troppo poche unità sono a disposizione per gestire situazioni critiche come queste”.
“Siamo seriamente preoccupati per quanto accaduto – sostiene Giuseppe Merola Segretario FP CGIL L’Aquila -. Gli Istituti Penitenziari sono baluardi di legalità e devono soprattuto garantire la sicurezza per lavoratrici e lavoratori, quotidianamente esposti a rischi. L’introduzione fraudolenta di strumenti non consentiti, poi, compromettono inevitabilmente l’ordine e la sicurezza delle carceri e della collettività tutta. Esprimiamo incondizionata solidarietà e vicinanza della nostra Federazione – continuano Merola e Gino Ciampa, Coordinatore Regionale FP CGIL Abruzzo/Molise Polizia Penitenziaria – e chiediamo all’Amministrazione Penitenziaria più misure preventive che tengano in considerazione il verificarsi continuo di episodi critici”.
“Un fatto molto grave che evidenzia la situazione difficile in cui operano gli agenti degli istituti di pena abruzzesi – commenta il Presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio -. Visti i ripetuti episodi di violenza nei confronti degli agenti interesserò il nuovo ministro affinché provveda a garantire la copertura dei posti in organico, ad oggi scoperti, al fine di un migliore sicurezza durante i turni di lavoro”.
Come fanno ad entrare 3 telefoni in super carcere??.
E meno male che e’ di massima sicurezza !
L’Italia e’ finita ….chi può scappi!
bene,semplicissimo,i prezzolati sono ovunque… Gli arresti di Napoli che dicono? Droni di che? O no?
Ma che dici? Poco personale? Ho visto più di una volta portare un detenuto al pronto soccorso co ben 4 agenti di custodia al seguito. Non basterebbe la metà delle forze con il detenuto opportunamente ammanettato?
Poi come fa un solo detenuto a mandare in ospedali 5 agenti? Probabilmente manca una formazione di base per l’autodifesa, mi sembrano dei dilettanti allo sbaraglio. Se non bastano in cinque per un detenuto, quante ne occorrerebbero? Quanto ci costa?
Chiedete al direttore…che sta succedendo..se no che lo rendono a fare un dirigente ..ben pagato…a 75.000 € annui lordi…