La targa alzata al cielo è il giusto riconoscimento che Paolo Cavallone, compositore di fama mondiale, attendeva dalla sua Sulmona. Il “profeta” umiliato in patria in occasione del Bimillenario ovidiano, quando un improvviso “cortocircuito” fece saltare un balletto ispirato ad una sua composizione dedicata non a caso alle Metamorfosi, ha ricevuto sabato scorso dalla Camerata Musicale Sulmonese un premio alla carriera, in occasione degli “Incontri musicali internazionali”.
Ad accompagnare l’evento la presentazione del libro del musicologo Renzo Cresti, che a Cavallone dedica ben sei pagine del suo lavoro, e il concerto della pianista Maria Perrotta, che ha eseguito in prima italiana il brano “Immagini d’argilla” e “Illusioni” di Paolo Cavallone, oltre a composizioni di Beethoven, Schumann, e dei contemporanei Luke Dahn e Girolamo Deraco.
“Il riconoscimento che ricevo dalla Camerata Musicale Sulmonese mi onora perché proveniente dalla mia terra – ha dichiarato il maestro Paolo Cavallone, che lo scorso maggio aveva ricevuto un importante riconoscimento alla carriera dalla Regione Abruzzo come Ambasciatore abruzzese nel mondo -. Le mie origini, i paesaggi forti di questa regione, i ruderi medievali sparsi sui monti o le varie riconfigurazioni architettoniche di un monumento, come la chiesa dall’Annunziata a Sulmona, rappresentano una radice di sicuro riferimento per la mia vita e la mia arte”.
Pace fatta, dunque, con l’illustre concittadino che quattro anni fa aveva denunciato al Germe l’imbarazzante trattamento ricevuto dal Comune.
A 47 anni, d’altronde, Paolo Cavallone è uno dei maggiori compositori al mondo: le sue opere e il suo lavoro girano regolarmente le più importanti “piazze” dagli Stati Uniti, alla Nuova Zelanda, passando per l’Italia dove insegna al conservatorio Steffani di Castelfranco Veneto.
Tra i suoi numerosi lavori, si ricordano brani di assoluto rilievo come “Metamorfosi d’amore” (lavoro cucito per il Bimillenario, ma non rappresentato a Sulmona), “Porte” – entrambi per orchestra – il concerto per flauto “Hóros”, “Identificazione di un ritratto” per jazz band e la sonata per pianoforte “Confini”. Per il noto musicologo Renzo Cresti quella di Cavallone “è musica che sogna di sognare in un’estasi sonora che destabilizza il senso comune, è spesso ambivalente, crea collisioni e rilassamenti”.
Un Cavallone sulla cresta dell’onda…