Giallo di Castrovalva, il “pregiudizio di Caino”: nessun riscontro sull’ipotesi del pastore

A tre settimane dal ritrovamento del cadavere di Castrovalva, i dubbi e gli interrogativi sul caso restano irrisolti.

L’uomo, di età adulta, presumibilmente tra i settanta e gli ottanta anni di età, non ha ancora un nome e una identità.

Gli inquirenti stanno verificando ora se tutte le persone censite e residenti della zona sopra i sessanta anni di età siano ancora vive e dove si trovino, perché chi sia quell’uomo, trovato nudo e avvolto in un sacco a pelo tre sabati fa da alcuni escursionisti, resta un mistero. Non si tratta a quanto pare di un pregiudicato, perché le impronte digitali che si è riusciti a ricavare durante l’esame autoptico eseguito a Chieti, non corrispondono a persone censite nella banca dati delle forze dell’ordine.

Le ipotesi avanzate da alcuni organi di stampa sul fatto che si tratti di un pastore di origine straniera, d’altronde, sono, secondo gli inquirenti, del tutto infondate: una tesi giornalistica senza alcun riscontro né probatorio, né di indagine. Tant’è che gli inquirenti non hanno neanche eseguito controlli presso gli allevamenti dei pastori della zona.

Per quanto suggestiva, l’ipotesi del pastore, però, ha suscitato la protesta e l’indignazione della categoria “additata come dai più scontati pregiudizi come causa di tutti i mali – commenta Nunzio Marcelli, presidente della Rete Appia e noto allevatore della Valle del Sagittario -. Come al solito Caino prevale su Abele. Così accadde anche tempo fa, quando un presidente di Regione dichiarò che i pastori erano la causa degli incendi che stavano devastando la Valle dell’Aterno, non sapendo che i pastori lì mancavano da almeno trenta anni. Nessuno è venuto a farci domande, né a cercare nei nostri registri e d’altronde di pastori in zona così come in Abruzzo non mancano all’appello. Le verifiche non sono neanche difficili, visto che ormai siamo rimasti in pochi: poco più di trenta nel Centro Abruzzo per 10mila capi ovini”.

Secondo Marcelli la campagna di stampa, senza riscontri, mette in cattiva luce tutto il settore: “Come Rete Appia – continua Marcelli – stiamo mettendo in cantiere un’azione di tutela della nostra immagine e quando i contorni di questa vicenda saranno chiariti, sperando che lo siano e al più presto, non esiteremo ad adire le vie legali. Anche perché questa cattiva pubblicità non incentiva i giovani ad avvicinarsi a questo mestiere che è stato considerato come uno dei pochi in grado di preservare le aree interne e montane dallo spopolamento”.

Restano, al netto delle ipotesi di stampa, gli interrogativi irrisolti: chi era quell’uomo? E cosa ci faceva cadavere in un sacco a pelo lungo una stradina di una frazione che conta meno di venti abitanti?

6 Commenti su "Giallo di Castrovalva, il “pregiudizio di Caino”: nessun riscontro sull’ipotesi del pastore"

  1. Pensionati… | 20 Agosto 2022 at 10:20 | Rispondi

    Forse qualcheduno che era percettore di pensione? Ed essendo deceduto…occultato… per poi continuare a percepire il rateo?

  2. Luigi Gagliardi | 20 Agosto 2022 at 12:25 | Rispondi

    Approfitto della visibilità del post per ricordare a tutti quelli che escono al casello di Pratola Peligna che possono pagare col bancomat e velocizzare l’uscita,nel 2022 tutti hanno un bancomat, non c’è motivo per mettere le monetine ed aspettare il resto.

  3. Ma sì…magari il cadavere portava con sé un telepass…

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