Fermo pesca, dal 16 agosto stop alle attività in Abruzzo

Niente attività di pescherecci dal 16 agosto al 21 settembre nell’Adriatico centrale, ovvero quella fascia che comprende in gran parte la costa abruzzese, partendo dalla parte meridionale delle Marche (San Benedetto del Tronto) fino al raggiungere il Molise.

A ricordare del fermo pesca è la Coldiretti Abruzzo. Uno stop che arriva anche in ritardo rispetto alle altre marinerie dell’Adriatico. Dal Friuli Venezia Giulia al Veneto, dall’Emilia Romagna fino a parte delle Marche e della Puglia il fermo era già scattato il 30 luglio con un aumento sensibile dei prezzi al dettaglio del pesce fresco, fino al 10%.

“Nonostante l’interruzione dell’attività – scrive la Coldiretti – sulle tavole delle regioni interessate sarà comunque possibile trovare prodotto italiano, dal pesce azzurro come le alici e la sarde, al pesce spada, dalle vongole e cozze provenienti dalla barche della piccola pesca e dall’acquacoltura, che assicura anche orate e spigole. Il consiglio è dunque quello di verificare bene le informazioni in etichetta sui banchi di pescherie e supermercati, ma per assicurare reale trasparenza occorrerebbe arrivare all’etichettatura obbligatoria dell’origine anche al ristorante. Il fermo cade quest’anno in un momento difficile  poiché il blocco dell’attività va a sommarsi al caro carburanti con il prezzo medio del gasolio per la pesca che è praticamente raddoppiato rispetto allo scorso anno, costringendo i pescherecci italiani a navigare in perdita o a tagliare le uscite e favorendo le importazioni di pesce straniero, considerato che fino ad oltre la metà dei costi che le aziende ittiche devono sostenere è rappresentata proprio dal carburante. Non a caso gli arrivi di prodotti ittici dall’estero sono aumentati del 29% in valore nei primi quattro mesi del 2022, secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat”.

“Resta poi il problema che anche quest’anno l’assetto del fermo pesca 2022 non risponde ancora alle esigenze delle aziende – conclude la Coldiretti e continua a non rispondere alle esigenze della sostenibilità delle principali, specie target della pesca nazionale, tanto che lo stato delle risorse nei 35 anni di fermo pesca, per alcune specie, è progressivamente peggiorato. L’obiettivo deve essere quello di tutelare, oltre alle risorse ittiche, anche la sostenibilità economica del settore che rappresenta in molte zone un volano importante anche dal punto di vista turistico”.

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