Il Parco Majella si difende nell’aula disertata

Alla fine a sottrarsi all’incontro con il presidente del Parco Nazionale della Majella, Franco Iezzi, ed il suo direttore, Oremo Di Nino, sono state tutte le associazioni ambientaliste, quelle che hanno sottoscritto una lettera al ministro dell’Ambiente Galletti nella quale chiedevano di nominare un nuovo presidente con competenze ambientali. Iezzi, infatti, è ormai in scadenza (12 ottobre). E se il collettivo Altrementi ha giustificato la sua assenza a causa di un impegno pregresso, il Comitato Giustizia per il Morrone non ci ha messo niente a tagliare corto e a ritirarsi dietro le barricate seguito da tutte le altre associazioni  “Perché Iezzi è ormai un presidente in scadenza”  e, pare abbiano voluto dire gli ambientalisti, non ne vale proprio la pensa confrontarsi. Quella che è saltata ieri, però, è stata una opportunità di confronto non solo con una/due persona/e in senso fisico ma con una istituzione, quella dell’Ente Parco. “Con Sulmona non c’è mai stato un dialogo- ha voluto precisare Iezzi- e le associazioni firmatarie sono tutte di Sulmona”. Sarebbe stato più educato, insomma, aprire un confronto con il Parco perché a farne parte non sono solo i suoi vertici, ma soprattutto i suoi obiettivi (che poi, in senso stretto, sarebbero gli stessi degli ambientalisti), i suoi dipendenti, tra i quali figurano i migliori specialisti in fatto di flora e fauna in Italia ed Europa, e altri 38 comuni. Ma tant’è.

Iezzi e Di Nino, nonostante l’assenza dei loro interlocutori, hanno voluto comunque  rispondere alle accuse che sono state loro mosse a partire dall’emergenza incendio durante la quale, è vero che il direttore era in vacanza, “rientrando però non appena la situazione è iniziata a sfuggire di mano”; anche se era il 27 agosto e la mano era sfuggita da tempo. E a chi dice che il Parco non ha fatto nulla Iezzi specifica che l’Ente non ha competenze in merito, che il corso seguito anni fa da alcuni dipendenti è solo di primo livello e non prevede l’intervento a terra. Nonostante questo su 4 fronti del fuoco c’erano 17 tra botanici, biologici e tecnici del Parco intervenuti per passione. Fa acqua il piano antincendio approvato nel 2015, ma nei fatti, specifica Di Nino, “La legge 305 del 2003 lascia alla Regione le competenze antincendio”. E la prevenzione attraverso la pulizia del sottobosco, altro tasto dolente, “alla quale dovrebbero pensare i comuni – hanno sottolineato i due- attraverso il piano di gestione da presentare sempre in Regione”, ahinoi, finanziato con solo 3 milioni di euro per 7 anni, 400 mila euro l’anno in pratica da spalmare su tutto l’Abruzzo.

Iezzi ha risposto anche alle accuse sulle sue competenze, ritenute inadeguate dagli ambientalisti: “Un presidente non deve avere competenze specifiche- ha risposto-, ma manageriali e la capacità di mettere insieme le persone adatte. La mia è una carica politica fortemente sostenuta dalla senatrice Pelino, ma anche da 35 sindaci del Parco su 39”. E poi le beghe con il presidente della Regione, Luciano D’Alfonso che “sta commettendo una mancanza personale- ha commentato Iezzi- conseguenza dell’opposizione del Parco al progetto Masterplan sulla Majelletta” non proprio consono, pare, ai criteri di conservazione dell’area protetta e che ha creato una spaccatura profonda tra Ente e Regione.

Il “no” al rimboschimento: “Meglio dirottare le risorse su opere di ingegneria naturalistica- ha sottolineato il direttore- per attenuare il rischio idrogeologico creando barriere con i tronchi già presenti sul luogo”; e l’elenco del presidente delle cose fatte nei suoi 5 anni di mandato, dai progetti Life Coornata, Wolfnet, Floranet alla candidatura come Geoparco Unesco insieme al Parco Nazionale del Gran Sasso-Monti della Laga, alla riattivazione della Transiberiana d’Italia al sostegno agli allevatori con indennizzi e l’originale progetto “Il lupo riporta la pecora” e la lotta per la salvaguardia dell’animale simbolo con al campagna #salviamofratellolupo.

“Non smanierò per essere riconfermato- ha concluso Iezzi-, sono stati cinque anni positivi e ovviamente si poteva fare di più, ma i fondi statali sono andati via via diminuendo e non è ancora forte una coscienza del Parco. È un continuo adattamento perchè le popolazioni sono ostili e si ribellano, se restringi troppo crei l’effetto contrario”.

Domani, intanto, le associazioni firmatarie parteciperanno all’assemblea operativa “Post emergenza incendio Morrone” , prevista alle 17 presso la sede della Cgil di vico del Vecchio, per continuare il discorso già avviato nelle due assemblee precedenti. Un momento in cui dovrebbero partecipare tutti gli interessati per creare una “rete” in difesa del territorio anche se, stante così le cose, i presupposti sembrano abbastanza deboli.

1 Commento su "Il Parco Majella si difende nell’aula disertata"

  1. augusto sabatini | 30 Settembre 2017 at 15:02 | Rispondi

    Gli incarichi politici hanno sempre mostrato il lato debole della competenza.Non si può passare da un incarico all’altro come fanno i parlamentari,evitando che al posto giusto,vada la persona giusta,competente ed impegnata.E’ vero che “a caval donato…”,ma chi accetta l’onore di presiedere una istituzione importante,si renda conto,di suo,se è in grado di sostenerne l’onere.

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