Non è stato e non sarà un divorzio indolore quello tra lo Stato e il Gruppo Toto che fino a ieri ha gestito le autostrade abruzzesi A24 e A25. Il governo ha infatti applicato nei confronti del concessionario Starda dei Parchi l’art. 35, quello cioè che venne pensato, ma non venne attuato, all’indomani della tragedia del ponte Morandi di Genova.
Una scelta di forza, dunque, che trascinerà verosimilmente la vicenda su fronti giudiziari. Lo annuncia la stessa Strada dei Parchi che, della revoca della concessione avvenuta ieri, ha saputo dalla stampa. “Un’inaudita e immotivata decisione, tesa a umiliare e penalizzare un gruppo imprenditoriale il cui solo torto è di aver investito in Italia credendo nell’apprezzamento delle istituzioni – commenta il concessionario -. Una scelta ritorsiva del tutto ingiustificata, sia per ragioni di procedura che di merito. Prima di tutto, perché giunge fuori tempo massimo, visto che SdP ha notificato in data 12 maggio c.a. ai ministeri delle Infrastrutture e dell’Economia la propria unilaterale decisione di avvio delle procedure per il recesso e la cessazione anticipata della concessione (ai sensi dell’articolo 11.11 della convenzione stessa), essendo venute definitivamente meno le condizioni minime in grado di garantire una efficace operatività in una condizione di equilibrio economico-finanziario. In secondo luogo, non sussistono le ragioni giuridiche per l’applicazione dell’art. 35, che anzi viola apertamente e senza giusta causa i contratti in essere. Intanto perché SdP non è inadempiente – anzi ha provveduto a pagare in proprio interventi urgenti che non le competevano e ha sopportato il blocco delle tariffe dal 2015 – e nessuna sentenza, neppure di primo grado, ha mai condannato la Società o i suoi amministratori”.
La valutazione fatta dal ministero, secondo Sdp, è basata su dati del 2019 e non si capisce, sostiene, perché abbiano aspettato tre anni per prendere una decisione così drastica. “Di fronte alla formalizzazione di un atto che non esita a definire un sopruso, ha deciso di difendere in tutte le sedi il proprio buon nome e gli interessi legittimi che rappresenta, che sono quelli di un gruppo italiano che garantisce lavoro a 1700 dipendenti e produce ricchezza pari all’8% del Pil della regione Abruzzo”.
Diverse le reazioni della politica sulla decisione che, dice la deputata Stefania Pezzopane, “era nell’aria. Sarà Anas a prendere in carico 300 Km di autostrada di montagna – dice la deputata Pd -. Anas è chiamata quindi ad una grandissima responsabilità. La prima questione è salvaguardare tutto il personale che andrà assunto per non disperdere le professionalità e per evitare una carneficina sociale”.
Accolgono con favore la notizia anche la senatrice 5 Stelle Gabriella Di Girolamo e la consigliera regionale Insieme per il futuro, Sara Marcozzi, entrambe, oggi sotto bandiere diverse, rivendicano anzi il pressing fatto sul governo.
Non esulta, invece, Rifondazione Comunista che da sempre si era detta favorevole alla statalizzazione dell’autostrada, ma che ora teme che l’infrastruttura possa andare nelle mani dei grandi gruppi finanziari come è stato nel caso del Morandi: “Un gioiello infrastrutturale del paese realizzato dal pubblico è diventato un rottame in mano ai privati – scrive il segretario Maurizio Acerbo -. Noi che abbiamo sempre chiesto la ripubblicizzazione delle autostrade – e che l’inadempimento di Toto lo abbiamo denunciato per anni – non festeggiamo perché vogliamo vederci chiaro”.
Non festeggia affatto, anzi si dice preoccupato dei calici in alto, invece, il deputato Camillo D’Alessandro: “Come farà a gestire in equilibrio economico le nostre autostrade la newco di Anas – chiede il rappresentante di Italia Viva -, quali effetti sulla tariffa, con quali investimenti, con quale piano industriale, quanti lavoratori di società dei Parchi saranno riassorbiti o mandiamo a casa tutti? Che succede all’Abruzzo è la domanda, ma pensano a festeggiare”.
blocco delle tariffe? a me pare siano salite ogni anno, secondo voi?