Poesie del ferro e del formaggio a Pescocostanzo

Domenica 26 giugno a Pescocostanzo si è tenuto l’evento “Poesie per il paese”: presentazione e lettura itinerante de La terza geografia (Neo edizioni, 2021) di Carmine Valentino Mosesso, raccolta d’esordio del poeta e allevatore molisano in cui si racconta il paese come genere di vita, il paesaggio rurale come dimensione abitata e lavorata. “Poesie per il paese” è stata una lettura itinerante tra le strade e le botteghe di artigiani pescolani, accompagnati dalle poesie di Mosesso, il mandolino del maestro Francesco Mammola e i racconti del professor Francesco Sabatini. La poesia è andata incontro ad alcuni dei mestieri che hanno fatto la storia di Pescocostanzo: ha interpellato luoghi e mani del ferro e del formaggio, materie prime attorno alle quali questo territorio per secoli ha costruito le sue economie e generi di vita. Materie e mestieri che ancora plasmano il paese: dalle aziende zootecniche alle botteghe di artigianato, dalle facciate dei palazzi agli elementi decorativi della preziosa Basilica di Santa Maria del Colle in cui troneggia il cancello in ferro battuto del pescolano Sante di Rocco; opera maestosa che ritrae una natura ricca e selvaggia, soggetti ferini, umani e angelici incredibilmente particolareggiati.

Sul vignale della bottega di Domenica Trozzi, sono state narrate le storie della famosa mastra casearia pescolana. La vita contadina, la guerra, la faticosa arte casearia imparata dai fratelli per necessità e poi scelta per la vita. L’importanza di un mestiere di grande sacrificio che ha dato a Memenca e alla sua famiglia autonomia, sostentamento, conoscenza: un prezioso sapere manuale che nasce dal rapporto con la terra e gli animali, alimentando economie, vite e sapienze.

Luciano Zappa, fabbro e cacciatore, conoscitore profondo del bosco e degli animali, ha raccontato il rapporto tra la natura, il territorio e la sua arte, popolata di elementi del bosco e dei suoi abitanti. Un’attività, quella del fabbro, storicamente utensile, legata agli strumenti agricoli e all’arredamento domestico che è molto cambiata, come ha raccontato Nicodemo Donatelli, altro fabbro pescolano. Dal bisnonno che forgiava merche per marchiare animali e mobili con le sigle di famiglia, alla sperimentazione di suo figlio Enrico che accanto al ferro battuto ha introdotto l’uso laser e soggetti contemporanei. Ora la bottega Donatelli fabbrica non solo lampadari e ringhiere in ferro battuto, ma anche elementi che raffigurano sciatori e fiocchi di neve. Dalle meccaniche della vita di paese, all’oggettistica per l’utenza turistica, fino alla musica: accompagnato dal maestro Mammola, Donatelli ha fatto suonare il ferro sull’incudine raccontando una ricerca ed esperimento musicale per studiare le geometrie pitagoriche del suono del ferro battuto.

L’evento si è concluso in piazza evocando un altro poeta contadino studiato dal prof. Sabatini: Antonio De Matteis, pescolano, che nel cinquecento scriveva componimenti odeporici che cantavano l’amore, la vita di campagna e il paese. Una circolarità, quella tra poesia e paesanità, che traduce il senso della “terza geografia” di Mosesso: raccontare luoghi marginali in cui si stanno perdendo sapienze antiche che bisogna recuperare in forme che siano terze alla sterile alternativa tra abbandono o banalizzazione turistica e nostalgica. Raccontare, per rianimare, una vita che scorre sottile e preziosa sotto la pelle del paese.

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