Capire l’Abruzzo attraverso i dati, per comprenderne le criticità e le potenzialità inespresse, anche alla luce delle opportunità offerte dal Pnrr. È questo, in estrema sintesi, uno dei messaggi più importanti emersi nel corso della presentazione dei primi sei mesi di attività di Osservatorio Abruzzo.
L’evento, che si è tenuto al Gran Sasso Science Institute dell’Aquila ed è stato moderato dalla giornalista Monica Pelliccione, ha visto la partecipazione del Commissario straordinario per la ricostruzione post-sisma 2016-2017 Giovanni Legnini, del rettore del Gssi Eugenio Coccia, di Gennaro Zecca della Fondazione Hubruzzo, del professore del Gssi Marco Modica, e di Giulia Mazza e Mattia Fonzi, entrambi di Openpolis. Di fronte a una folta platea è stato illustrato un primo bilancio delle attività di Osservatorio Abruzzo, progetto lanciato nel gennaio scorso, nato da una partnership tra Fondazione Openpolis, Etipublica, Fondazione Hubruzzo, Gran Sasso Science Institute e StartingUp. Si tratta di un osservatorio territoriale attraverso il quale vengono indagate le dinamiche socio-economiche in Abruzzo. Dati di dettaglio che possono fornire chiavi interpretative, offrendo al tempo stesso elementi utili per la costruzione di politiche pubbliche basate sull’analisi dell’esistente.
Sul canale web dell’osservatorio, abruzzo.openpolis.it, sono stati pubblicati due approfondimenti tematici al mese. Una quantità importante di contenuti – a oggi 11 articoli e 75 tra grafici, mappe e tabelle – accompagnati dalla qualità nell’elaborazione e nella diffusione dei dati propria della redazione di Openpolis, riferimento per il data journalism in Italia e in Europa.
Su alcuni temi, in questi mesi si è anche acceso il dibattito pubblico tra decisori e stakeholders, che può contribuire a migliorare la qualità della discussione (perché sostenuta attraverso la solidità dei dati) e conseguentemente permettere una pianificazione ragionata delle politiche pubbliche, in base alle reali esigenze delle comunità. Sono numerosi gli ambiti della vita pubblica affrontati in questi mesi. Si è parlato delle risorse umane e delle competenze a disposizione degli enti locali abruzzesi. Ma anche di rigenerazione urbana nei maggiori centri della regione, di mobilità e connessioni ferroviarie, di trasformazione digitale, ricostruzione post-sisma e rinnovamento delle scuole, di patrimonio culturale, sanità territoriale e difesa della biodiversità.
Tutti temi importanti per le comunità, e sui quali si vogliono accendere i riflettori in vista della gestione delle risorse del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Una grande sfida che impegnerà il paese e l’Abruzzo negli anni a venire. Un monitoraggio civico sui finanziamenti e sulle ricadute nei territori è fondamentale, affinché gli investimenti del Pnrr possano diventare opportunità concrete di crescita collettiva.
Secondo le stime del governo le risorse del Pnrr che avranno una ricaduta diretta sui territori abruzzesi ammontano a circa 2,3 miliardi di euro. La voce più consistente riguarda le zone colpite dai terremoti del 2009, 2016 e 2017, per le quali sono stati stanziati circa 1,8 miliardi appartenenti al fondo complementare del piano. Anche altri ambiti della vita pubblica saranno interessati dagli investimenti del piano, come le scuole per l’infanzia e gli asili (117 milioni di euro) o le infrastrutture idriche (85 milioni), di cui molto si parla in questi giorni anche in relazione alla siccità e ai cambiamenti climatici.
Si tratta di risorse che sarà possibile indagare, nel tempo, attraverso OpenPNRR, la prima piattaforma italiana di monitoraggio indipendente del piano, anch’essa realizzata da Openpolis e Gssi e presentata ufficialmente lo scorso maggio alla Camera dei Deputati. Si tratta di uno strumento utile a focalizzare lo stato di avanzamento degli investimenti, anche negli specifici territori, come è stato illustrato stamane per i fondi dedicati all’Abruzzo da Giulia Mazza di Openpolis.
Va sicuramente dato uno sguardo ai dati inseriti nell’Osservatorio Abruzzo nei vari settori presi a esame quali: Sanità – Cultura – Scuole – Sisma – Ferrovie.
E ne uscirà una implacabile analisi sulla disparità di trattamento fra le varie aree della Regione, e come essa sia ancor maggiormente incidente nella provincia aquilana.
Da qui la risposta alla poca e nulla incisività della vallata nel contesto regionale.