Ultime chiamate per il gasdotto. Snam preme sulla “ragion di Stato”

La guerra in Ucraina e la conseguente crisi energetica non potevano che produrre un’accelerazione sulla procedura che, negli ultimi tempi, per diversi motivi, si era assopita. Il gasdotto Sulmona-Foligno è d’altronde uno degli ultimi tasselli della rete di distribuzione immaginata dall’Europa per importare il gas (e in prospettiva far viaggiare l’idrogeno), affrancandosi, se non del tutto, almeno in gran parte, dalla dipendenza dalla Russia.

E così la Presidenza del consiglio dei ministri ha convocato per mercoledì prossimo i Comuni interessati dal passaggio del “tubo”, tecnicamente per superare, come previsto dalla procedura, il diniego all’intesa. Un po’, insomma, quello che è già successo per l’impianto di spinta di Case Pente, alla fine autorizzato dall’allora presidente Gentiloni per “ragion di Stato”, ovvero per interessi strategici.

La pressione per realizzare la struttura, insomma, si fa intensa, anche approfittando della crisi internazionale che ha catapultato il problema dell’approvvigionamento del gas tra le priorità.

Alla realizzazione del gasdotto è legata anche quella della centrale di Case Pente, il cui iter autorizzativo è di fatto concluso, anche se c’è ancora un ricorso pendente davanti al tribunale amministrativo regionale (rinviato a causa dell’hackeraggio della piattaforma ministeriale).

Il cantiere ai piedi della Maiella, in realtà, avrebbe dovuto aprire già da tempo, ma finora la Snam ha preferito rinviare, presa da altre priorità e soprattutto in attesa della conclusione dell’iter autorizzativo del gasdotto Sulmona-Foligno che l’impianto di spinta sulmonese dovrà utilizzare per pompare i rifornimenti fino al Centro Europa e provenienti dall’Arzeibagian.

Comuni e comitati stanno preparando in vista della convocazione una strategia comune di “difesa”, puntando probabilmente sulla mancanza della valutazione dell’Ingv (che però la Snam reputa del tutto inconsistente, essendo, dicono, gli impianti più che resistenti ai terremoti) e sulla legittimità dello “spezzettamento” dell’autorizzazione del gasdotto in più lotti.

“Ragion di Stato” permettendo.

21 Commenti su "Ultime chiamate per il gasdotto. Snam preme sulla “ragion di Stato”"

  1. Io vorrei vedere e sentire cosa faranno gli italiani quando non avranno più gas ai fornelli di caSan o per il riscaldamento e pagheranno la corrente più del doppio degli altri paesi…fino a che ci saranno mille enti a decidere con mille veti incrociati non andremo da nessuna parte

    • Luigi Gagliardi | 6 Maggio 2022 at 20:45 | Rispondi

      Semplice, quando non te lo puoi più permettere smetti di consumare, esattamente come facevano i nostri vecchi un centinaio di anni fa’ prima del boom economico del dopoguerra.

  2. La crisi russo-ucraina dovrebbe spingere ancora più a cambiare radicalmente e rapidamente il modello energetico, come gli accordi internazionali sul clima prevedono da tempo. Ma né il covid, né la guerra, né il tanto più ampio e distruttivo cambiamento climatico smuovono di un millimetro gli interessi della casta fossile e l’azione di uno stato sordo alla necessità di una conversione ecologica radicale, rapida e che metta al centro la democratizzazione dell’economia e dei diritti sociali. Desidero ringraziare coloro i quali, a diversi livelli, a Sulmona e altrove, lottano contro questo passato di inquinamento e distruzione ecologica che non vuole passare, e si battono contro quegli interessi che fanno profitti sulla nostra pelle e sulla vita di altre migliaia di specie viventi. Basta gas e capitalismo fossile, sì a sole, vento e comunità energetiche.

    • Pienamente d’accordo con te Davide. E aggiungo che i paletti che Draghi sta mettendo all’eco bonus sono inaccettabili e ciechi. Si dovrebbe spingere ora più di prima sulle fonti rinnovabili e invece con la storia del blocco della cessione del credito – a fronte dei soliti truffatori – si sta bloccando una delle poche operazioni sensate che questo Paese ha fatto negli ultimi settanta anni

    • Luigi Gagliardi | 6 Maggio 2022 at 20:44 | Rispondi

      Più che il modello energetico dovremmo cambiare il nostro modello di consumo, perché anche tappezzando tutto lo spazio disponibile di pannelli fotovoltaici, con l’attuale rendimento al 20% quando tutto è perfetto, non riusciremmo comunque a coprire il fabbisogno nazionale.
      Cioè dovremmo usare l’auto il meno possibile, accendere le luci il meno possibile, fare il bucato solo a pieno carico e programmarlo in modo che si possano asciugare i vestiti al sole, mangiare di meno ect ect ect… Insomma sarebbe molto molto fastidioso essere indipendenti da altre nazioni.

  3. Con il sole Ed il vento non si va da nessuna parte.
    L’ecobonus è ossigeno solo per le caste costruttori e istituti finanziari.

  4. francesco.valentini1935 | 6 Maggio 2022 at 19:46 | Rispondi

    Giorni orsono avevo scritto,a proposito ecobonus,che era servito solo a drogare il.mercato dando l’illusione che l’edilizia era ripartita:Eldorado per le Banche e i costruttori,con gli Italiani che alla fine,detratte le spese per il mondo che ci gira intorno,si accorgeranno tardi che per le ristrutturazioni sara’ rimasto ben poco:i sogni finiscono all’alba ma i documenti sottoscritti nell’euforia del.momento restano:quelli non lasciano scampo alle ingiunzioni con tutto quello che segue:sono anni che la Befana e’ solo un caro ricordo.

  5. francescovalentini1935 | 6 Maggio 2022 at 20:05 | Rispondi

    Era da pensare che con la crisi Russia Ucraina la Snam avrebbe preso la palla a volo per rimpinguare i suoi interessi:e’ tornato alla luce anche il gesto di Gentilone che firmo’l’atto di prosecuzione dell’iter amministrativo:ma in quel momento era dimissionario per quanto ne so io quando si e’ in quella posizione si possono firmare solo atti di normale amministrazione: e questo del gasdotto esula: e di molto. Un bel ricorsoballa Consulta non guasterebbe o.mi sbaglio?

    • Luigi Gagliardi | 6 Maggio 2022 at 20:54 | Rispondi

      Beh è chiaro che il gasdotto s’ha da fare, oppure possiamo smettere di consumare e tornare indietro di una cinquantina di anni.
      Sarebbe bello se la senatrice Di Girolamo riuscisse nella sua impresa di spostarne il percorso così da avere la centrale di compressione in una zona più ventilata ed aperta.
      Nel caso non si riesca a deviarlo sarebbe bello se qualche nostro amministratore riuscisse a far pagare a Snam una specie di “indennità” di passaggio a favore della popolazione per i disagi ed i problemi che porterà ma questa è puro distillato di utopia.

  6. Ancora gente a difendere il 110% assurdo..ma ragionate?? spreco enorme di risorse pubbliche che ha portato a zero concorrenza tra i vari costruttori..che si stanno intascando palate di soldi insieme alle banche.. tanto paga lo stato.. e se uno deve fare dei lavori edili
    extra 110 i prezzi sono andati alle stelle, certo le materie prima ma molto anche da una domanda gonfiata a dismisura da questa maledetta truffa.. però sai l’italiano vede che gli regalano le finestre ed è tutto contento peccato lo stia facendo sulle spalle di figli e nipoti facendo ricchi sempre i soliti..
    E poi lamentiamoci di un cavolo di tubo sottoterra… Ridicoli..

  7. Proporrei un referendum dove ognuno di noi decide se rinunciare all’elettricista e al gas dopodiché se tutti decidiamo di non utilizzare le fonti energetiche stoppiamo tutto altrimenti via libera alle fonti e ergetiche senza tanta burocrazia ed enti che di utile non hanno niente.
    In Italia tutti siamo contrari a tutto dai gasdotti al petrolio alle centrali nucleare all’eolico ai pannelli solari ma poi vogliano accendere i termo perché sentiamo freddo i condizionatori quando sentiamo caldo la lavatrice per non lavare a mano ecc. ecc…… ma secondo voi non c’è qualcosa che non quadra ????

  8. Quanta strada ha fatto in dieci anni la tecnologia delle rinnovabili?…quanta strada (all’indietro con costi e dipendenze) ce ne hanno fatta fare le fonti fossili?….non c’è paragone. Chi ci ha guadagnato fino ad ora sui fossili?….ecco, ora qualcuno si sveglia dicendo che banche e imprese “guadagnano” sull’ecobonus. Ancor più assurdo he lo dica un “Banchiere” incapace di fare dei controlli.

  9. Gentile signor Gagliardi, vedo che lei è informato. Ma evidentemente non abbastanza. Un conto sono le infrastrutture (metanodotti e rigassificatori) attraverso le quali l’Italia importa il gas dall’estero, e un conto sono le infrastrutture interne attraverso le quali viene trasportato e distribuito il gas nel nostro Paese. Per quanto riguarda le prime il governo è alla ricerca di fonti alternative da poter sostituire al gas importato dalla Russia (38 per cento). Il metanodotto e la centrale Snam rientrano nel secondo caso, perciò non c’entrano nulla con l’importazione del metano. Orbene, gli impianti interni (metanodotti e centrali di compressione) sono più che sufficienti per garantire la distribuzione ai consumatori finali ( industrie, famiglie, centrali turbogas). Anzi, esse sono sovradimensionate rispetto al fabbisogno. Infatti il consumo massimo di gas in Italia è stato registrato nel 2005 ed era pari a poco più di 86 miliardi di metri cubi. E’ evidente che neppure allora gli impianti erano pienamente utilizzati, perché c’è sempre un margine di sicurezza. Nel frattempo, dal 2005 ad oggi, è stata ampliata la rete dei metanodotti e sono state realizzate altre due centrali di compressione. Questo vuol dire che la capacità di trasporto e di distribuzione interna del gas è aumentata ed oggi si calcola che sia superiore ai cento miliardi di metri cubi. Ma negli ultimi 17 anni il consumo di gas in Italia è diminuito e attualmente è di circa 75 miliardi di metri cubi. Quello che è certo è che non raggiungerà più i livelli del 2005. E questo è la stessa Snam ad attestarlo nei suoi piani decennali. Infatti la Snam prevede che nel 2030 il consumo non supererà i 63 miliardi di metri cubi, per effetto della decarbonizzazione del settore energetico nel rispetto degli accordi di Parigi. Ne consegue che sia il metanodotto “Linea Adriatica” che la centrale di compressione di Case Pente sono due opere del tutto inutili. Lo dice anche l’ENI ( vale a dire la “casa madre” della Snam) nelle sue osservazioni ai piani decennali della Snam, preoccupata per il fatto che investimenti sbagliati e ingiustificati, come nel nostro caso, facciano ulteriormente schizzare in alto le tariffe a carico dei consumatori e quindi rendere il gas ancora meno competitivo rispetto elle fonti rinnovabili. Il problema, perciò, non è quello di spostare il tracciato del metanodotto ma quello di cancellare un’opera (anzi due, con la centrale) che non serve a nulla. Quanto alla possibilità che la Snam possa in qualche modo “risarcire” il territorio le consiglio di fare sogni tranquilli perché è solo una pia illusione.

    • Pima, probabile che sei informata, ma con evidenze tecniche errate.
      si in Italia abbiamo un rete di gas metano buona, ma i conti non tornano nel caso se inverti l’indotto del gas. ti spiego meglio, pur essendo il metano un fluido, come l’acqua, non si comporta come l’acqua (che la puoi prelevare da un lago artificiale in Campania e pomparla fino a Santa Maria di Leuca ‘giù sotto’ in Puglia dove non hanno acqua potabile)
      fare altrettanto con il metano è quasi impossibile!
      il ns gasdotto è stato creato per ricevere circa 22 miliardi di m3(metricubi) dalla Sicilia(proveniernza Algeria e Tripoli) circa 4 miliardi di m3 dalla Svizzera e soprattutto 60 miliardi dalla Russia(adesso ne importiamo di meno è quindi SOVRADIMENSIONATO) mentre i futuri 20/30 miliardi dal tap pugliese e del tutto SOTTODIMENSIONATO.
      QUINDI DOVREMMO POTENZIARLO PER POTER PORTARE GAS IN ABRUZZO ED AL NORD ITALIA E FINO AD EUROPA INOLTRATA, e su questo non ci possiamo tirare indietro visto che fino ad oggi il gas ci è arrivato dalla Siberia(Russia) attraversando metà Europa!!!

  10. Enrico Valentini | 8 Maggio 2022 at 06:50 | Rispondi

    Da sempre SNAM, con i suoi gasdotti,lascia il territorio meglio di come lo ha trovato. Ricordo che 40 anni fa, in Pratomagno at, le zolle erbose venivano rimesse dove erano state decoricate per lo scavo. Luoghi in dissesto vengono ripristinati ecc…. Il punto però è perché si è fermato sulle rinnovabili per presunti motivi paesistici?

  11. Si, ho visto anch’io schiere di operai Snam, con ecologiche tute verdi, rimettere pazientemente sul terreno zolla per zolla, esattamente dove erano prima, e poi ho visto nascervi sopra margherite, gigli e gardenie e anche qualche nuova specie di fiore mai vista prima. Per realizzare il metanodotto Sulmona- Foligno , che passa in una delle aree più boscose del nostro Paese, saranno abbattuti milioni di alberi, che non saranno più ripiantumati, perché il tracciato deve essere lasciato libero per la sicurezza e la manutenzione della infrastruttura. Con tanti saluti alla integrità degli ecosistemi dell’Appennino. C’è poi una ulteriore fascia di rispetto di 40 metri (20 per lato) per una lunghezza di 167 km ( Il Sulmona – Foligno), anch’essa da lasciare disponibile per controlli e lavori manutentivi.

  12. Mi chiamo Antonio | 10 Maggio 2022 at 22:15 | Rispondi

    … le aree boscate in Italia stanno per raggiungere i 12 milioni di Ettari, di cui quasi 10 milioni sono foreste e circa 2 milioni ecosistemi assimilabili come la pregiata macchia mediterranea…rusticamente il 40% della superficie totale nazionale.
    Solo negli ultimi trent’anni hanno avuto un’incremento del 25%… con un trend in crescita, favorito da un lato dallo spopolamento e dall’abbandono di terreni ex coltivi e pastorizia e dall’altro dalla riduzione del consumo di legna da ardere a favore di impianti di riscaldamento a gas.
    Conosco bene tutta la zona di cui parla l’articolo, frequentando spesso Otranto e dintorni, e più volte all’anno “ vedo e osservo” con i miei occhi tutte le splendide località costiere sia verso nord che verso sud e posso confermare punto per punto quanto asserito nello scritto.
    Il danno incalcolabile ambientale e paesaggistico è opera della Xilella che ha seccato milioni di Ulivi.
    Un plauso al Sindaco di Otranto l’Ing. Pierpaolo Cariddi e a tutti gli Idruntini, che hanno accettato a braccia aperte la realizzazione del nuovo gasdotto “Poseidon “ che arriva dalla Grecia, e approderà sulla costa affianco dell’elettrodotto già presente, senza stravolgere nulla dell’area, e dove nelle vicinanze verrà realizzato anche il nuovo porto turistico per far attraccare le navi da crociera… per incrementare ed alzare il livello di un turismo già stellare.

  13. Mi chiamo Antonio | 10 Maggio 2022 at 22:16 | Rispondi

    … le aree boscate in Italia stanno per raggiungere i 12 milioni di Ettari, di cui quasi 10 milioni sono foreste e circa 2 milioni ecosistemi assimilabili come la pregiata macchia mediterranea…rusticamente il 40% della superficie totale nazionale.
    Solo negli ultimi trent’anni hanno avuto un’incremento del 25%… con un trend in crescita, favorito da un lato dallo spopolamento e dall’abbandono di terreni ex coltivi e pastorizia e dall’altro dalla riduzione del consumo di legna da ardere a favore di impianti di riscaldamento a gas.
    Conosco bene tutta la zona di cui parla l’articolo, frequentando spesso Otranto e dintorni, e più volte all’anno “ vedo e osservo” con i miei occhi tutte le splendide località costiere sia verso nord che verso sud e posso confermare punto per punto quanto asserito nello scritto.
    Il danno incalcolabile ambientale e paesaggistico è opera della Xilella che ha seccato milioni di Ulivi.
    Un plauso al Sindaco di Otranto l’Ing. Pierpaolo Cariddi e a tutti gli Idruntini, che hanno accettato a braccia aperte la realizzazione del nuovo gas dotto Poseidon

    • Mi chiamo Antonio | 10 Maggio 2022 at 22:28 | Rispondi

      Il sistema mi ha doppiato il post… troncandolo.
      Comunque non “ rusticamente” ma avevo scritto:
      praticamente il 40% della superficie totale nazionale.

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