Infortuni Covid sul lavoro, 4.655 denunce in Abruzzo. Cgil: “Protocolli necessari per una vita sicura”

Oltre 4.000 infortuni Covid (4.655 per l’esattezza) sul lavoro, di cui 32 mortali. Sono questi i dati snocciolati dall’Inail su quella che è una vera e propria emergenza social, non solo abruzzese ma di tutta l’Italia. Per ragioni logistiche questo alto numero di infortuni, rilevato tra il gennaio 2020 e il marzo 2022, è collegato all’ambito sanitario e di assistenza sociale. Difatti ben il 73,9% è legato a questi due settori. Segue, poi, il noleggio e servizi alle imprese con il 9%.

In Abruzzo la provincia di Chieti è la più colpita. Sono 1.376 i casi denunciati nel territorio chietino, quasi il 30% dell’intera regione. C’è poi la provincia di Teramo (1.251 casi per un’incidenza pari al 26, 9%) e quella di Pescara con 1.069 casi e il 23% di incidenza. Fanalino di coda l’aquilano, sotto la soglia delle mille denunce (appena 959) e il 20,6% di incidenza.

Ad essere maggior mente soggette a infortuni Covid sono le donne, con il 77,3% di denunce contro il 33,3% degli uomini. Risulta colpita maggiormente quella che è considerata la “fascia produttiva” tra i 35 e i 64 anni (il 79,3% dei casi totali in regione).

“Questi dati – scrive il Segretario Regionale CGIL Abruzzo Molise, Francesco Spina – dimostrano ancora una volta la necessità di non abbassare la guardia tutelando i lavoratori ed evitando di ritenere superflui norme, accordi e protocolli che invece vanno gestiti attraverso un costante e continuo confronto con le parti sociali. Protocolli necessari a rendere i luoghi di lavoro e di vita sicuri sia per le lavoratrici e i lavoratori che vi operano sia per i cittadini. Serve, oggi più che mai, intervenire sul Sistema Sanitario potenziandolo e ponendolo nelle condizioni di rispondere adeguatamente alle conseguenze di due anni di pandemia oltre che alle ordinarie necessità di trattamenti sanitari che, nel frattempo, hanno visto un allungamento dei tempi. Il sistema sanitario pubblico era stato riscoperto come punto critico su cui investire per evitare in futuro quello che abbiamo vissuto ma, come spesso succede, al di là di qualche piccolo segnale derivante dal PNNR, ci si è già dimenticati dell’estremo bisogno di tornare massicciamente ad investire nella qualità sanitaria per gestire eventi straordinari ma garantire anche tutta la tutela ordinaria di cui si ha bisogno senza dover scegliere. Serve quindi una riorganizzazione qualificata e vera del sistema sanitario guardando ai fabbisogni dei lavoratori e dei cittadini”. 

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