Centoundici firme in calce, sono quelle dei sindaci e dei commissari delle Comunità montane che affacciano sulle autostrade A24 e A25, apposte nella lettera indirizzata al premier Mario Draghi e al governo e nella quale si annuncia una nuova mobilitazione istituzionale contro il caro pedaggi dell’autostrada che collega l’Abruzzo alla Capitale.
Un piano, quello previsto nel Pef del commissario straordinario Fiorentino, che a partire da luglio prevede un aumento progressivo dei pedaggi lungo tutte le tratte, destinato a farli lievitare del 375% entro il 2030.
Per andare da Pescara a Roma ci vorranno tra otto anni quasi cento euro di pedaggio, insomma, con un aumento del 16% che scatterà già tra meno di tre mesi.
Sindaci e amministratori hanno così annunciato battaglia e, dopo Pasqua, il 23 aprile prossimo torneranno a far sentire la loro voce e a protestare ai caselli contro un piano che metterebbe in ginocchio l’Abruzzo e la sua economia, facendo diventare proibitiva l’unica vera via di comunicazione con Roma.
“Il ‘Non decidere’ è un privilegio di pochi, sicuramente non dei sindaci che quotidianamente amministrano assumendosi ogni genere di responsabilità̀: è un ‘lusso’ che non possono permettersi – si legge nella lettera – il primo luglio è alle porte e con esso, lo spettro di un nuovo aumento. Quattro anni non sono stati sufficienti per trovare una via d’uscita definitiva: solo ‘soluzioni tampone’ dell’ultimo minuto”.
Il Pef viene definito “improponibile e inaccettabile” dai sindaci, tanto più che le autostrade abruzzesi sono state a dir poco trascurate: “L’incapacità decisionale e di controllo – aggiungono -, inevitabilmente ha determinato la totale assenza di programmazione e di investimenti per la messa in sicurezza di una ‘arteria strategica’ quale è l’autostrada A24/A25”.
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