Un banco vuoto in più in aula, anzi intere classi senza studenti. L’Abruzzo continua ad accumulare tristi primati raggiungi grazie a un mix letale di componenti (denatalità e spopolamento in primis). Questa volta ad essere colpito è l’intero mondo scuola. Il prossimo anno, infatti, nelle istituzioni scolastiche abruzzesi ci saranno 2.723 alunni in meno a fronte dei 2.073 persi in questo anno scolastico.
Il dato più preoccupante riguarda la scuola dell’Infanzia con 1.100 iscrizioni in meno in tutta al regione. Perdono 570 studenti la scuola primaria, 490 la scuola secondaria di I grado e 560 quella di II grado. Un’ecatombe per le scuole sempre più vuote, simbolo di una regione che pian piano sta scomparendo. Già, perché i giovani in Abruzzo non ci restano, figuriamoci se non ci nascono se mai ripopoleranno un territorio che ad oggi sembra destinato a un inesorabile declino. La provincia maggiormente colpita dall’esodo è il teramano con 859 studenti in meno. Seguono Chieti (-658), L’Aquila (-622) e Pescara (-584). Saranno quindi meno di 165.000 le studentesse e gli studenti che frequenteranno le scuole pubbliche abruzzesi.
La perdita di studenti equivale anche alla perdita di posti di lavoro per il personale docente e il personale ATA, anche se la dotazione organica di diritto dei docenti a livello regionale resta confermata (14.456 posti in organico di diritto e 1274 posti di potenziamento).
La FLC CGIL, inoltre, segnala che l’unico aumento è quello relativo al sostegno con 252 posti aggiuntivi (su un totale di 3038 posti in O.D). Si tratta della ripartizione degli 11.000 posti decisa a livello nazionale e che, spalmata in ogni provincia, corrisponde a poca cosa rispetto alle richieste delle scuole. Ricordiamo che ogni anno sono centinaia i posti attribuiti “in deroga” sul sostegno in tutte le province, e ciò impedisce stabilizzazioni per i docenti e continuità didattica per gli alunni.
Infine, rispetto alle novità di quest’anno (51 posti di educazione motoria nella scuola primaria e 445 posti in deroga rispetto ai criteri del DPR 81/09 per ridurre classi sovraffollate), si è chiarito che gli stessi in pratica saranno compensati dall’effetto del decremento demografico: in sintesi nessun posto in più rispetto all’anno scorso, ma solo ridistribuzioni interne, che rischiano di aggravare la situazione in particolar modo nelle aree interne e in quelle in cui i contesti demografici sono più deboli.
Il fatto che un disastro del genere passi praticamente sotto silenzio da 30 anni lascia ben sperare