Questa volta sembra essere l’ultima, la fine del sogno termale di Raiano. Il tribunale di Sulmona, infatti, ha dichiarato ieri il fallimento di Gianfranco Melillo e delle società a lui riconducibili che gestivano il complesso termale Smeraldo. Con “Batman” (con questo nome rispose e si aggiudicò l’asta in cui venne ceduta per 2 milioni di euro la struttura) sono state infatti dichiarate fallite la Smeraldo Immobiliare srl, la Turismo Immobiliare srl, Gestioni Patrimoniali srl e Smeraldo Resort srl.
Una serie di società che Melillo aveva costituito, con scissioni e trasferimenti di beni, allo scopo, secondo la procura, di sfuggire ai numerosi creditori che ristrutturarono l’immobile dopo il suo acquisto. Ed è stata proprio la procura, dopo il rigetto da parte del tribunale della richiesta di fallimento avanzata dai creditori, a chiedere ed ottenere che i beni dell’imprenditore campano venissero affidati ad un curatore fallimentare.
Il buco, secondo il tribunale, è di oltre 3,5 milioni di euro, oltre 3 milioni dei quali della Turismo Immobiliare nella quale Melillo aveva fatto confluire gran parte del patrimonio e dei debiti della Smeraldo Immobiliare nel dicembre del 2014, che nel 2015 aveva chiuso il bilancio con un attivo di soli 45 euro. Ci sono poi quasi 900mila euro di debiti nei confronti dell’Erario e un ginepraio di pagherò che coinvolge banche, ex dipendenti, fornitori.
Melillo, ritenuto “imprenditore occulto” delle diverse società (anche di altre non dichiarate fallite) con cui gestiva di fatto le terme, era stato coinvolto lo scorso anno anche in un’inchiesta penale (ancora in corso), nella quale la procura lo accusava di truffa aggravata ai danni della Regione Abruzzo, avendo ottenuto quasi 500mila euro di contributi per assumere una trentina di persone che, però, erano entrate in servizio solo in parte e solo a tempo determinato.
Entro tre giorni, ora, Melillo dovrà depositare i bilanci, le scritture contabili e fiscali obbligatorie e l’elenco dei creditori. L’udienza sullo stato del passivo è stata fissata al prossimo 8 febbraio. Nel frattempo il curatore nominato, Roberto Palma, dovrà subito procedere all’inventario dei beni mobili di pertinenza del fallimento.
Gli annunci di imprese straordinarie, di centinaia di posti di lavoro, del rilancio del turismo del benessere a Raiano, battezzato con pompose feste di inaugurazione e sfilate di Ferrari e Porche, si è infranto ancora una volta. Una storia che ormai da ventiquattro anni, quando nel 1993 venne realizzata la struttura con un finanziamento pubblico di 10 miliardi di lire (fondi Pop), si ripete con un copione sempre simile e con lo stesso nefasto finale.
classico della nostra italietta,capitani senza capitali,imprenditori del momento che rischiano i denari,contributi,finanziamenti pubblici,concessi da politici compiacenti,meglio per ritorni economici e soprattutto in termini di consensi….in assenza di prospettive,risultati,obbiettivi ecc,fattibili,concreti,certi,importante la visibilita’ degli annunci,dichiarazioni,comunicati,note, numeri passaggi pubblicitari,chiacchiere….
per i policialtroni”stiamo investendo per incrementare…..”imprenditori veri,o no?
La verità è che se la procura invece di indagare sulle ultime società esistenti in valle peligna che in qualche modo dei posti di lavoro li creano (pochi) indagasse sul malaffare a sulmona dei politici e anche di chi ci dovrebbe tutelare…e… finisce di affossare una valle già defunta da 10 anni solo per specchiarsi a un giornale.vergogna
il gip(presidente trib.le) non e’nato,ma e’ di sulmona,tanti,troppi ,incredibili i conflitti,incompatibile con il territorio(famigliari,parenti,nomine periti,inchieste,
fascicoli,ecc,) nessuna critica,rilievo,verifica, protesta per l’incongruenza,il buon senso della nomina ad una sede limitrofe..Democrazia evoluta?